Marc Veyrat: la crociata contro la Guida Michelin finisce con una sconfitta
La Guida Michelin aveva tolto una stella al suo ristorante e lui, per tutta risposta, aveva intentato causa: questa in breve la storia senza alcun lieto fine di Marc Veyrat e Michelin.
Tutto è iniziato quando, appena dopo un anno dal conferimento delle tre stelle a La Maison des Bois a Manigod di Marc Veyrat, la Guida Michelin aveva deciso di non riconfermare la terza stella.
Il declassamento è stato tanto difficile da affrontare che lo chef Veyrat non ha saputo reggere la pressione emotiva, sociale ed economica che ne è scaturita. Ha affermato di essere caduto in depressione per sei mesi, richiedendo di venire rimosso dalla Guida, ma dopo avere ottenuto risposta negativa si era deciso a passare a un'azione ancora più concreta, intentando causa contro Michelin lo scorso settembre.
Questo episodio non può non far tornare in mente il tragico evento che portò alla morte nel 2003 dello chef Bernard Loiseau, il quale non appena i giornali prospettarono la possibilità che gli fosse tolta una stella Michelin decise tristemente di togliersi la vita. E c'è la testimonianza dello chef Gordon Ramsey, famoso anche in Italia per i numerosi programmi televisivi di cui è stato protagonista e noto per il suo carattere duro e inflessibile, che quando aveva visto volare via una delle sue stelle Michelin ha paragonato questo colpo emotivo alla fine di una storia d'amore o alla perdita della Champions League per una squadra di calcio (o nel suo caso, paragone più calzante, all'allenatore).
Le dinamiche emotive alla base di quello che sembra un gioco a punti (le stelle Michelin), dal quale si fanno dipendere (spesso a torto) credibilità e ingenti flussi di nuovi clienti, sono certo difficili da gestire. Ai vertiginosi livelli a cui l'alta cucina può arrivare, se ottenere un riconoscimento fa respirare l'aria rarefatta d'alta quota, anche un solo gradino verso il basso può far perdere l'equilibrio. Certo, le regole di questo gioco sono note a tutti i giocatori e se ci si siede al tavolo si conosce per intero la posta in gioco, ma è anche vero che la fama e la fame di conferme e credibilità sono davvero difficili da saziare.
[caption id="attachment_49483" align="aligncenter" width="616"] Photo by JACQUES DEMARTHON / AFP[/caption]
Tornando allo chef Veyrat, il punto cruciale della sua accusa scende nel merito del giudizio dell'ispettore Michelin, che come di consueto si era presentato in incognito al ristorante e aveva assaggiato alcuni dei piatti del menù. Fra questi, il soufflé è diventato il pomo della discordia: secondo l'ispettore, infatti, all'interno della ricetta era stato utilizzato del cheddar invece di un formaggio francese più nobile, comunemente usato nella preparazione (reblochon, beaufort o tomme); dal canto suo lo chef si era difeso dicendo che l'ispettore era stato ingannato dal colore dato dallo zafferano e che non avrebbe mai messo del cheddar nel suo soufflé.
Una serie di circostanze e affermazioni sempre più pesanti hanno portato lo chef e la Guida verso un epilogo che ha poco a che fare con l'alta cucina. Secondo lo chef, gli ispettori non avrebbero mai consegnato copia del conto ricevuto alla visita del locale; secondo Michelin tutto si è svolto seguendo le regole e l'estromissione del locale dalla Guida per richiesta di Veyrat non è possibile, in quanto i giudizi sono espressi per offrire un servizio ai consumatori e non ai ristoratori.
Alla causa intentata da Veyrat è seguita una citazione per danni da parte di Michelin, la quale ha sempre rivendicato libertà di espressione. Oggi lo chef ha perso la causa: secondo il tribunale non ci sono prove concrete che Veyrat abbia subito un danno a seguito del giudizio esposto sulla Guida. E, come si suol dire, oltre il danno la beffa, sarà costretto a pagare le spese giudiziarie.
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