Nuovo caso di mucca pazza in un allevamento scozzese
Un nuovo caso di mucca pazza è stato riscontrato in un allevamento bovino dell'Aberdeenshire, in Scozia.
Lo hanno confermato le autorità locali alla rete televisiva Bbc precisando che il caso ha riguardato un solo capo da bestiame della fattoria. L'allevamento, secondo quanto comunicato dal responsabile dell'economia rurale del governo scozzese, è stato già isolato con il divieto di movimento degli animali e il blocco del commercio di capi vivi o di carne.
Il contaggio è stato individuato prima di qualsiasi contatto con la catena alimentare e per tanto Sheila Voas, capo veterinario della zona, ha invitato a evitare allarmismi, ma ha anche sollecitato a chiunque avesse anche il minimo dubbio a rivolgersi al suo studio; "È ancora presto per individuare cosa ha scatenato il morbo, ma il fatto che sia stato scoperto è la prova che il nostro sistema di sorveglianza sta funzionando" ha infine commentato la Voas.
Il primo episodio di “morbo della mucca pazza” – nome con cui è meglio conosciuta l’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) – in Scozia risale a dieci anni fa e può essere trasmessa all’uomo causando una sindrome cerebrale degenerativa molto rara (sindrome di Creutzfeldt-Jakob). Questa sindrome, nei casi trasmessi dai bovini, ha ucciso più di duecento persone in tutto il mondo tra il 1998 e il 2002, soprattutto nel Regno Unito.
Il primo caso di BSE fu riscontrato nel Regno Unito nel 1986 quando il laboratorio centrale di veterinaria di Weybridge identificò, in un allevamento nella regione dell'Hampshire, un esemplare dal quadro clinico preoccupante.
L'insorgenza della malattia era da ricollegarsi, alle farine di carne (destinate all’alimentazione dei bovini) non tanto al loro uso quanto a delle modifiche apportate al processo di produzione delle stesse: per eliminare l'eccesso di grassi si usavano dei solventi potenzialmente pericolosi e/o cancerogeni.
Sospetti di tossicità sul solvente che li doveva sostituire, fecero sì che se ne abbandonasse l'uso, sostituendolo con un processo di semplice pressione. Alcuni anni dopo la comunità europea mise al bando definitivamente questa pratica, evitando, in questo modo, che l’agente infettante si potesse diffondere tramite farine di carne e ossi destinate all'alimentazione animale.
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