Oli da semi: dialogo e resilienza per ripartire
Il settore degli oli da semi soffre il calo dei consumi, in particolare quelli legati all’Horeca. Per il rilancio Assitol punta su filiera e sostenibilità.
Consumi rallentati a causa della crisi e prospettive di mercato incerte a causa dell’andamento della pandemia. Eppure, il comparto degli oli da semi regge l’urto delle tante criticità che l’industria agroalimentare affronta in questi mesi, con l’obiettivo di mantenere produttività e livelli occupazionali. Ad affermarlo è ASSITOL, l’Associazione Italiana dell’Industria olearia, aderente a Confindustria e Federalimentare.
Da sempre uno dei segmenti più solidi e all’avanguardia dell’industria agroalimentare, il settore ora soffre le difficoltà dell’Horeca, essenziale per il suo buon andamento sul mercato interno. Nella ristorazione ed in ambito alberghiero, che rappresentano il 30% dei consumi alimentari complessivi, gli oli da semi trovano infatti ampio utilizzo, in particolare per la frittura.
Qualche segnale negativo arriva anche dall’export del comparto, penalizzato dalla pandemia. Basti pensare all’olio di girasole, che nei primi sei mesi del 2020 ha visto diminuire gli scambi con l’estero del 16,4%. Anche le esportazioni dei semi oleosi, nello stesso periodo, si sono ridotte di quasi il 10%.
“L’esperienza del lockdown ha confermato tutti i punti di forza del settore – spiega Carlo Tampieri, presidente del Gruppo oli da semi di ASSITOL – come la sostenibilità e l’ascolto costante dei clienti e dei consumatori. Non ci siamo mai fermati e abbiamo affrontato problemi notevoli, come le difficoltà di approvvigionamento e la logistica problematica, senza dimenticare il rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid, irrinunciabile nonostante la sua complessità”.
Il settore è centrale in tutta una serie di produzioni food e non food, che vanno dagli oli vegetali per l’industria alimentare e l’imbottigliamento alle farine, sia quelle proteiche per la zootecnia sia quelle per pane, pasta e pizza, fino alle bioenergie e all’oleochimica. Inoltre dagli scarti, si ottiene energia “verde”, sia per l’autoconsumo sia per la rete elettrica esterna.
Il momento attuale appare molto delicato. “La ripresa della pandemia impedisce alle aziende di lavorare e investire con serenità – afferma Tampieri -. Al tempo stesso, la paura del Covid provoca un senso di insicurezza, che fa male ai consumi alimentari”.
Tuttavia, “resilienza” è la parola d’ordine anche per l’industria degli oli da semi. Sottolinea il presidente Tampieri che “per le aziende, è essenziale mantenere le posizioni sui due fronti caldi: tutela della salute e tenuta economica". In tal senso, il settore auspica il dialogo con tutti i suoi interlocutori. “La collaborazione con tutta la filiera dei semi oleosi e con le istituzioni – afferma il presidente del Gruppo oli da semi – è l’unico strumento valido per disegnare insieme la ripresa”.
Uno dei temi su cui il settore vuole puntare è l’economia circolare, già da tempo nel DNA delle aziende. “Intendiamo essere protagonisti del Green Deal – osserva Tampieri – il mondo dei semi oleosi è stato tra i primi a credere nella sostenibilità: all’Italia e all’Europa possiamo offrire esperienza e credibilità in questo campo, insieme alla capacità di fare innovazione”.
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