Pranzo in ufficio: digital food delivery in crescita
Una volta c'era il tramezzino al bar o il “menù lavoro” al ristorante, oggi i manicaretti arrivano direttamente in ufficio. Lo confermano i tanti servizi di consegna a domicilio che vedono di anno in anno aumentare il business della pausa pranzo. Nel 2018 più di un italiano su tre (37%) ha ordinato cibo dal telefono o dal pc tramite una piattaforma web con un aumento del 47% rispetto all'anno precedente, simbolo di un trend che è entrato prepotentemente negli stili alimentari quotidiani. Panini, pizza, sushi, ma anche il pranzo da casa non tramonta.
L'Osservatorio sul Food Delivery di Just Eat Italia ha condotto una ricerca in 15 città, con Milano e Bologna sono tra le più attive, per capire cosa mangiano i professionisti nello spacco del pranzo. Emerge così che gli avvocati ordinano panini, chi lavora in ambito moda preferisce il sushi, nell'amministrazione si mangia principalmente pizza ma c'è anche chi ama portarsi il pranzo da casa. Il cibo a domicilio ordinato via app sta registrando un vero e proprio boom con un incremento del 137% rispetto allo scorso anno. Si scopre così che il 36% ordina mediamente il pranzo 2-3 volte al mese e il 32% lo fa in compagnia per gruppi di 3-4 colleghi. I professionisti del settore sanitario e commerciale insieme ai liberi professionisti sono quelli che utilizzano maggiormente il digital food delivery. Sulle scrivanie primeggiano a livello nazionale panini e piadine (22%), cucina giapponese (15%), hamburger (11%), ma stanno crescendo moltissimo i cibi healthy, tra cui insalate, specialità di pesce e crepes e le cucine straniere come greca, indiana e mediorientale. Quanto al metodo di pagamento quasi il 50% paga con carta di credito mentre il 20% preferisce i buoni pasto ed il 30% i contanti.
Secondo il rapporto il 41% dei clienti sono impiegati, il 33% sono studenti, il 18% liberi professionisti. Mediamente i lavoratori Millennial (26-35 anni) utilizzano di più il digital food delivery che, a pari merito con la Y generation, rappresentano entrambi il 36%, seguiti dagli Xennial (36-45) con il 20% e dagli over 45 (8%).
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