Tre italiani su quattro hanno ridotto la spesa per bar e alberghi
L'indagine Bankitalia rivela le condizioni economiche e le aspettative delle famiglie italiane, e come questi dati si riflettano sui consumi nell'ambito dell'ospitalità.
Alla fine di aprile, prima dell’allentamento delle misure di contenimento della diffusione del virus, la Banca d’Italia ha condotto la quinta edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane.
Si è dipinto così un quadro esemplificativo sulle condizioni economiche e le aspettative delle famiglie italiane, ancora fortemente condizionate dall'emergenza sanitaria, e sui consumi.
Le attese sulla situazione economica familiare sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto a inizio anno: oltre il 70 per cento dei nuclei si attende per il 2021 un reddito in linea con quello percepito nel 2020; circa un sesto ritiene che sarà inferiore (tav. 3). I nuclei con capofamiglia lavoratore autonomo o disoccupato continuano a essere più pessimisti rispetto a quelli con dipendenti e pensionati, ma il divario si attenua.
Il 30% delle famiglie dichiara di aver percepito nell'ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia. Il peggioramento delle situazioni reddituali si riflette sui consumi.
"È ancora elevata (circa 80% come nella rilevazione precedente) la quota di famiglie che dichiarano di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia. Sette famiglie su dieci riportano una minore spesa per i servizi di cura della persona. La contrazione interessa anche i nuclei che arrivano con facilità alla fine del mese, per i quali pesano soprattutto le misure di contenimento ancora in vigore al momento dell'intervista e la paura del contagio".
Dallo studio emerge così che più di due famiglie su tre avrebbero mantenuto invariate le spese per beni non durevoli e servizi nei successivi tre mesi, mentre un quarto le avrebbe ridotte. E il calo dei consumi avrebbe riguardato per di più, anche parte di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021.
Fipe: "Ristorazione colpita duramente dalla pandemia. La buona estate non basta, niente piena ripresa fino al 2023"
"I dati diffusi da Bankitalia confermano che la ristorazione è stata tra i settori più colpiti dagli effetti della pandemia e dalle misure restrittive. Ora l’estate ha fatto segnare un primo, deciso, balzo in avanti con i ricavi del settore in crescita di 1,2 miliardi nel solo mese di agosto. Se il quadro sanitario evolverà positivamente, con il progredire della campagna vaccinale non solo a livello nazionale ma anche internazionale, l’obiettivo di riportare la ristorazione ai livelli di fatturato dell’estate 2019 sarà a portata di mano ma solo nel 2023”. Così l’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, commenta e integra i dati diffusi oggi da Bankitalia. A determinare un ulteriore ritardo nel ritorno dei fatturati del comparto ai livelli pre covid, la lenta ripresa del turismo internazionale: i 6 miliardi di euro garantiti ogni agosto dai visitatori provenienti dagli Stati Uniti, dall’Asia e dagli altri Paesi europei fino al 2019, infatti, sono stati compensati solo in parte nel corso dell’estate. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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