UE: stretta ai rifiuti da imballaggi, regolamento sul packaging è legge
Adottato il regolamento UE su riciclo e riuso del packaging che mette una stretta agli imballaggi. L’Italia è tra i paesi che ne fanno più uso
AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ - L’Unione Europea preme sull’acceleratore in materia di disposizioni su riciclo e riuso del packaging, il 16 dicembre scorso il Consiglio ha infatti adottato formalmente il regolamento che mette una stretta ai rifiuti prodotti dagli imballaggi.
Le disposizioni, frutto di un lungo iter che ha avuto inizio nel novembre del 2022 volto a sostituire la direttiva vigente aggiornandola in un’ottica di costruzione di un'economia circolare e sostenibile, entreranno in vigore dopo 18 mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Un approccio reso sempre più urgente dall’incremento degli scarti generati dagli imballaggi cresciuti più rapidamente della quantità riciclata, con una media di 186,5 chilogrammi di rifiuti pro capite prodotti ogni anno, di cui 36 rappresentati da plastica (20%).
Adottando le nuove misure, che riguardano l’intero ciclo di vita degli imballaggi, l’obiettivo è quello di ottenere una loro riduzione del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040.
A partire dal 2030, saranno vietati in particolare gli imballaggi di plastica monouso, il cui impiego è molto diffuso per frutta e verdura, quelli per i cibi, le monoporzioni e le bevande consumati nei bar e nei ristoranti e i prodotti monouso utilizzati negli alberghi per l’igiene personale. Il divieto sarà esteso anche alle buste di plastica di dimensioni inferiori ai 15 micron.
In base alle nuove norme, le imprese che vendono prodotti da asporto dovranno offrire ai clienti la possibilità di portare i propri contenitori da riempire con bevande fredde o calde o con alimenti pronti, senza costi aggiuntivi.
Previste anche indicazioni in materia di etichettatura, per garantire più chiarezza in merito alla composizione del materiale e del contenuto riciclato.
L’Italia secondo il Material Change Index, studio condotto da Retail Economics con un sondaggio nei principali supermercati europei, sarebbe tra i Paesi più dipendenti dagli imballaggi polimerici, secondo solo a Regno Unito (70%) e Spagna (67%).
Sempre secondo questo studio i produttori oggi non sarebbero motivati a sostituire la plastica non solo per questioni logistiche o legate al ciclo produttivo, ma per la potenziale riduzione di competitività dei prodotti. Andrebbe poi considerata la resistenza al cambiamento da parte dei consumatori e questo nonostante sia emerso che quasi la metà del packaging in plastica di cibo e bevande non sarebbe di fatto necessario. Di qui il ruolo strategico che pratiche di riuso e riciclo andrebbero sempre di più ad assumere.
L’analisi evidenzierebbe anche che sette acquirenti su dieci, (72%) non vorrebbero pagare di più per un imballaggio sostenibile e quasi due terzi (65%) penserebbero di non voler sacrificare la praticità in nome della sostenibilità.
La questione dunque sarebbe anche da porsi sul piano culturale andando a scardinare luoghi comuni e convinzioni che attengono alla sfera di abitudini radicate rispetto alle quali è essenziale ancora fare i conti per invertire una tendenza non solo non ingiustificata ma inevitabilmente dannosa per gli equilibri dell’ecosistema.
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