Vicenza dice no a ristoranti etnici, supermercati e asporto per un centro storico "bello"
Il centro storico di Vicenza impone nuove regole per i pubblici esercizi: sono praticamente banditi i cibi non italiani, l'asporto e la vendita automatica.
Venerdì 4 settembre la giunta comunale di Vicenza ha dato il via libera a nuove norme sull'insediamento delle attività commerciali, artigianali e dei pubblici esercizi in centro città.
Una ventata di polemiche ha accolto la novità, che prevede (in sintesi) la sparizione degli alimentari e locali di ristorazione etnici e automatici dal centro città, in favore di soli pubblici esercizi che vendono prodotti italiani e soprattutto locali.
Secondo quanto pubblicato sul sito della città di Vicenza, le nuove norme mirano "ad aumentare il livello di qualità del centro storico cittadino, per incrementare l'attrattiva turistica e dare nuovo impulso alla città di Vicenza". All'atto pratico però queste nuove regole presentano una sfilza di divieti nelle strade cittadine del nucleo centrale, dove non sarà più possibile aprire negozi che vendono oggettistica "di bassa qualità", o locali come money transfer, cambio oro, Internet point, lavanderie self service, carrozzerie, gommisti, ecc.
C'è poi un elenco di divieti che riguardano l'Horeca. Nello specifico, sono vietate macellerie e pollerie non italiane (compresa la carne halal) e vengono "interdette anche le aperture delle medie e grandi strutture di vendita di prodotti alimentari e non alimentari". Non sarà più possibile aprire bar e ristoranti affiliati a grandi catene "che somministrano prodotti non riconducibili alla tradizione alimentare locale", attività caratterizzate dal servizio di pasti industriali precotti, i fast food e i locali in cui la vendita/somministrazione è effettuata in via esclusiva tramite apparecchi automatici.
Non è più possibile aprire locali che effettuano vendita per asporto, con conseguente consumo sulle pubbliche vie, a eccezione di: panifici, pasticcerie, gelaterie, yogurterie e della produzione della sola pizza per asporto, "per limitare il fenomeno dei possibili bivacchi dei clienti e dell'abbandono dei rifiuti in strada".
Oltre ai divieti, sono stati stabiliti alcuni livelli di qualità minimi, tra cui menu plurilingue, servizio al tavolo, wifi gratuito e aree attrezzate per il cambio dei bebè nei locali con superfici più ampie.
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