Alla scoperta del Paradise: storia, ricetta e curiosità del classico amato da Snoop Dogg
Per anni snobbato da bartender e poco conosciuto dagli appassionati, il Paradise è un classico a base di gin, brandy all’albicocca e arancia
BAR & WINE - Hai mai assaggiato un Paradise? Certo, per molto tempo non è stato uno dei cocktail più conosciuti e richiesti nel mondo. Eppure è un autentico classicissimo, nato fra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso e presente nella lista ufficiale IBA sin dall’inizio. Oggi però, grazie anche a una superstar mondiale del rap, riscopriamo questo elegante drink all day a base di gin, apricot brandy e arancia, dal gusto morbido e con inconfondibili note di albicocca e agrumi.
La storia
Come per molti classici, la paternità del Paradise è sconosciuta. La prima ricetta documentata, in una forma simile a come la conosciamo ai giorni nostri, risale al 1922, nel famoso “Cocktail. How to mix them” di Robert Vermiere, in cui i tre ingredienti che lo compongono sono utilizzati in parti uguali. In ogni caso, l’usanza di miscelare gin e liquore all’albicocca era già diffusa a fine Ottocento, nell’era pionieristica della mixology e proprio in questa originaria versione (senza succo di arancia) il Paradise è citato già nel 1913 nel ricettario “Straub’s manual of mixed drinks” di Jacques Straub.
Nel 1930 il mitico bartender Harry Craddock, nel suo “The Savoy cocktail book”, reinterpreta la formula con tre ingredienti raddoppiando la quantità di gin e aggiungendo una spruzzata di limone. Nei decenni successivi il Paradise si fa apprezzare sia in America sia in Europa, tanto da essere incluso nei più importanti ricettari, pur non raggiungendo mai la popolarità di altri classici contemporanei. Addirittura, in alcuni manuali italiani degli anni ’60, il suo nome viene italianizzato in Paradiso, anche se la ricetta resta quella codificata da IBA all’inizio del decennio.
Il rilancio di Snoop Dogg
Snobbato per anni da molti bartender e appassionati, il Paradise ha vissuto un certo ritorno di popolarità nel 2018, quando i noti rapper Snoop Dogg e Warren G e lo chef Michael Voltaggio stabilirono il record mondiale per il più grande "gin and juice", realizzato per i 25 anni dell’omonimo successo di Snoop Dogg (ne parliamo più avanti): un cocktail Paradise da 500 litri preparato con 180 bottiglie di gin, 154 bottiglie di apricot brandy e 144 litri di succo d'arancia.
E lo scorso anno lo stesso Snoop Dogg, insieme con il suo produttore Dr Dre, ha lanciato una linea di cocktail in lattina chiamati proprio Gin and Juice: fra i vari gusti disponibili, anche quello all’albicocca…
Il nome
Come le origini del cocktail, anche quelle del suo nome restano avvolte nel mistero. Probabilmente è stato chiamato Paradise per evocare un’idea di armonia e piacere, richiamando le note equilibrate del drink in cui si fondono la dolcezza dell’albicocca, la freschezza dell’arancia e le botaniche decise del gin. Non a caso, chi conosce il Paradise lo associa sovente a momenti di relax e convivialità.
La ricetta IBA del Paradise
Come detto, l’International Bartenders Association (IBA) incluse il Paradise già nella prima edizione della sua lista di cocktail ufficiali, in virtù della sua storia e del suo gradimento trasversale fra uomini e donne, fra Vecchio e Nuovo Continente. E da allora lo ha sempre confermato in occasione di ogni revisione: oggi è presente nella categoria Unforgettables.
Tecnica: Shake and Strain
Bicchiere: coppetta a cocktail
Ingredienti:
30 ml gin
20 ml apricot brandy
15 ml succo d’arancia fresco
Le varianti
La formula semplice del Paradise si è sempre prestata a twist e interpretazioni più o meno originali. Già nel 1924, a Cuba, León Pujol e Oscar Muñiz pubblicano nel “Manual de cantineros” una ricetta del Paradise in cui il succo d’arancia è sostituito dal più esotico succo di ananas.
E l’idea di un Paradise “caraibico” – una sorta di Tiki ante litteram - è evocata anche in un paio di ricettari degli anni ’30, in cui si prevedono due parti di rum Bacardi e una parte di apricot brandy. Un altro cocktail simile al Paradise, tanto da esserne considerato spesso una variante, se non un progenitore, è l’Houla Houla Cocktail (a volte citato come Hula Hula o Hoola Hoola), che compare anch’esso nei già menzionati ricettari di Vermiere del 1922 e di Craddock del 1930, composto da 1 dash di curaçao, 1/3 di succo d’arancia e 2/3 di dry gin.
Il Paradise al cinema e in musica
Questo storico cocktail compare in più passaggi in un film non meno storico, il dramma sentimentale “Amanti senza domani” del 1932, diretto da Tay Garnett e insignito di un premio Oscar per il miglior soggetto. Uno de temi ricorrenti nella trama vede i due protagonisti - interpretati da William Powell e Kay Francis - sorseggiare un Paradise, a partire dal bar di Hong Kong in cui si incontrano la prima volta (negli Usa era ancora in vigore il Proibizionismo).
Osservando la scena (nel video di seguito), la ricetta sembra proprio quella messa a punto da Harry Craddock, con tre ingredienti e la spruzzata di limone, anche se la preparazione avviene con tecnica Build e, alla fine, il bartender guarnisce il drink con un’oliva. Licenze cinematografiche…
Come accennato, molti anni dopo (1993) il Paradise è stato protagonista (anche se chiamato “gin e succo”) del brano intitolato appunto “Gin and juice”, contenuto nell’album di debutto del rapper americano Snoop Dogg, “Doggystyle”. Il ritornello (cantato da D-Ruff) recita così: "Rollin' down the street smokin' indo /Sippin' on gin and juice/ Laid back (with my mind on my money and my money on my mind) - In giro per strada fumando indo/ Sorseggiando gin e succo/ Rilassato (con la mente sui miei soldi e i miei soldi nella mente).
Il rapper della West Coast ha fatto scuola: da allora, il gin and juice è stato citato in brani di successo di artisti come Shaggy, Katy Perry e Selena Gomez.
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