Come raccontare il Lambrusco e le sue anime? Il primo passo è varcare i confini dell’Emilia
"Il Lambrusco e la cucina del Sud”, tour organizzato dal Consorzio di Tutela con Gambero Rosso, il 2 ottobre ha fatto tappa al Don Geppi Restaurant di Sorrento
20 secoli di storia, 40 milioni di bottiglie DOC certificate nel 2022, 16.600 ettari vitati tra la provincia di Modena e Reggio Emilia, di cui 10.000 dedicati al Lambrusco. Sono alcuni dei numeri del vino italiano più venduto al mondo che oggi vive una stagione, neanche a dirlo, di particolare fermento.
Il merito è da attribuirsi da un lato ad un mondo produttivo sempre più orientato al miglioramento della qualità e alla sperimentazione, spinto dalle intuizioni e dal contributo delle nuove generazioni desiderose di esplorare frontiere inedite, dall’altro all’operato del Consorzio di Tutela nato nel gennaio 2021 dalla fusione dei tre precedenti enti legati ad aree distinte di produzione, ovvero il “Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena”, il “Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini DOP Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa” e il “Consorzio di Tutela Vini del Reno D.O.C.” oggi riuniti sotto un unico cappello.
Protagonista nella costruzione di una nuova narrazione per il pubblico nazionale e internazionale volta a svelare l’infinita varietà di terre e vitigni fino ad oggi celati dietro la parola Lambrusco (dal Sorbara al Grasparossa, passando per Salamino, Foglia Frastagliata, Barghi, Maestri, Marani, Montericco, Oliva, Viadanese, Benetti per arrivare al Pellegrino), il Consorzio sta portando avanti un lavoro di riposizionamento della percezione del prodotto, un impegno rispetto al quale diventa sempre più strategico varcare i confini dell’Emilia anche in materia di pairing, svincolandosi da un legame troppo stretto e quasi esclusivo con i piatti della tradizione locale.
L’obiettivo? Fare luce sulle varie anime del Lambrusco, sulla sua versatilità, esaltarne la capacità di sfoggiare un ampio corredo di sfumature cromatiche, dal bianco al rosso scuro, e di stupire con mutevoli declinazioni olfattive. Un vino che può presentarsi con una diversa identità a seconda delle tecniche produttive, dal frizzante, che rappresenta il 95% della produzione, fino al Metodo Classico e a quello Ancestrale, dal secco alle versioni amabili, con la possibilità di accompagnare l’intero pasto, dall’aperitivo al dessert, e di aprirsi a nuovi abbinamenti non solo con la cucina tradizionale emiliana ma anche con la cucina nazionale e internazionale.
Una rappresentazione che è andata in scena il 2 ottobre scorso al Don Geppi Restaurant, Stella Michelin a Sorrento, seconda tappa di un itinerario del gusto dedicato agli abbinamenti con la cucina del Sud organizzato dal Consorzio di Tutela Lambrusco in collaborazione con il Gambero Rosso.
I piatti dello Chef Mario Affinita hanno incontrato i “Lambruschi” di tre distinte espressioni del territorio Emiliano, Cleto Chiarli e Azienda Agricola Pezzuoli per l’area del modenese, territorio che predilige la vinificazione delle singole varietà, e Casali Viticultori per l’area del reggiano dove è invece diffuso il ricorso a blend con uvaggi di differenti vitigni.
In prima linea nel racconto della tradizione familiare e cooperativa rispettivamente Tommaso Chiarli, Alberto Pezzuoli e Giulia Montanari, rappresentanti di quel “Gruppo Giovani produttori” considerato dallo stesso Consorzio fondamentale nelle attività di promozione nel mondo.
Imprenditori under 40 che parlano perfettamente due lingue, conoscono il prodotto e sono desiderosi di condividere con i nuovi consumatori, sempre più attenti e curiosi, la loro tradizione. La nuova generazione del Lambrusco ha energia, ha viaggiato, ha visitato e assaggiato vini prodotti nelle migliori zone vitivinicole del mondo. Sono pronti per portare idee e iniziative e per raccontare a tutti il vero Lambrusco. Producono e rappresentano un vino che, per quanto storico, presenta caratteristiche organolettiche estremamente contemporanee.
“Il Lambrusco è il vino dei colori, uno diverso dall’altro, – ha spiegato il Direttore del Consorzio Giacomo Savorini – Nel mondo è identificato come un vino rosso scuro frizzante, ed abbiamo l’esigenza di far comprendere che esistono tante varietà di lambrusco, con colori e profumi diversi, che possono veicolare esperienze completamente differenti e che, grazie alla loro versatilità e ampia gamma di referenze di qualità, si possono perfettamente abbinare a diverse e numerose tipologie di cucina completamente differenti”.
Giacomo Savorini
Rompere gli schemi, superare i confini è dunque la strada tracciata per sostenere la nuova narrazione del Lambrusco, una narrazione che può contare anche su aspetti che sposano i trend del mercato come il grado alcolico contenuto e la versatilità nella miscelazione, elemento che ha favorito il suo ingresso e la diffusione nel mondo della Mixology, ulteriore prospettiva per poterlo gustare sposando altri ingredienti che conducono sulla strada di sapori molto diversi da quelli cui si è abituati pensando alla celebre bollicina in rosso emiliana.
Un universo di sfumature e colori, di vini freschi e piacevoli la cui produzione tra DOC e IGT è destinata per il 60% all’estero con Germania e Stati Uniti meta principale delle esportazioni, mentre Cina, Giappone, Messico, Brasile e Regno Unito rappresentano i mercati emergenti cui si punta per continuare ad espandersi, obiettivo al quale oggi si può guardare con rinnovata consapevolezza.
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