Venerdì 17 gennaio l'
Istat ha pubblicato i dati relativi al
Commercio con l'estero e prezzi all'import dei prodotti industriali relativi al mese di novembre 2019.
A
novembre 2019 si stima una
flessione congiunturale delle
esportazioni (-4,2%) e una variazione nulla delle importazioni. Il
calo congiunturale dell’export è da ascrivere in particolare all’ampia diminuzione delle vendite verso i
mercati extra Ue (-8,1%), mentre quella verso l’
area Ue è più contenuta
(-0,9%).
Nel trimestre settembre-novembre 2019 rispetto al precedente si rileva un aumento delle esportazioni (+1,4%) e una lieve contrazione delle importazioni (-0,6%).
A novembre 2019 la
diminuzione su base annua dell’export è pari a
-3,2% e coinvolge sia l’area
extra Ue (-3,7%) sia i paesi dall’area
Ue (-2,7%). La diminuzione tendenziale dell’
import (-5,9%) è principalmente determinata dal forte calo registrato per i mercati
extra Ue (-10,6%), mentre per i paesi dell’area
Ue la flessione è meno ampia
(-2,7%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla diminuzione tendenziale dell’export nel mese di novembre si segnalano mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-23,7%), macchinari e apparecchi n.c.a. (-5,5%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-5,1%) e computer, apparecchi elettronici e ottici (-11,5%). In aumento, su base annua, le esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+22,4%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (+5,9%) e articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+3,0%).
Su base annua, i paesi che contribuiscono in misura più ampia alla flessione delle esportazioni nazionali sono Stati Uniti (-10,5%), Spagna (-10,8%), Germania (-4,5%), Regno Unito (-8,7%) e Cina (-15,5%), mentre si registra un incremento delle vendite verso Svizzera (+11,4%), Francia (+2,5%), Giappone (+17,8%), Belgio (+9,2%) e Turchia (+13,3%).
Nei primi undici mesi del 2019, l’aumento su base annua dell’export (+2,1%) è trainato dalle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+25,8%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,3%), articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (+9,2%) e articoli di abbigliamento, anche in pelle e in pelliccia (+6,8%).
Si stima che il surplus commerciale a novembre 2019 aumenti di 897 milioni di euro (da +3.975 milioni a novembre 2018 a +4.872 milioni a novembre 2019). Nei primi undici mesi dell’anno l’avanzo commerciale raggiunge +47.909 milioni (+83.331 milioni al netto dei prodotti energetici).
Nel mese di novembre 2019 si stima che l’indice dei prezzi all’importazione cresca dello 0,6% rispetto al mese precedente e diminuisca del 2,1% in termini tendenziali.
Il commento di Filiera Italia sul calo dell'export
“È arrivato l’effetto mannaia dei dazi” dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia “le misure USA, già in vigore da ottobre dello scorso anno, hanno fatto crollare a novembre le nostre esportazioni alimentari verso quel mercato”. Secondo i dati diffusi da ISTAT si attesta infatti sul -6,5% il valore dei del nostro export verso gli USA rispetto a novembre 2018. “Dato particolarmente pesante - aggiunge Scordamaglia - se si considera che arriva dopo mesi di crescita a due cifre verso il mercato americano”. Un mercato che ricordiamo rappresenta il secondo sbocco per le nostre esportazioni agroalimentari, oltre ad essere quello che è cresciuto con maggiore costanza negli ultimi anni.
“Certamente questa riduzione è da collegare anche all'esaurimento dell'effetto scorte fatto prima dell'entrata in vigore dei dazi - precisa Scordamaglia - ma le misure trumpiane fanno particolarmente male al settore dei formaggi, dei salumi e degli spirits, settori tra i più imitati e contraffatti negli USA con prodotti Italian sounding spesso realizzati anche da imprese italiane”.
L'Auspicio, dichiarano da Filiera Italia è che la chiusura della fase 1 dell'accordo USA/Cina, che prevede in due anni l'esportazione di oltre 50 miliardi di prodotti agricoli USA verso la Cina, alleggerisca la pressione su Trump degli agricoltori americani, suoi principali elettori, portandolo ad una posizione più morbida per i nuovi dazi preannunciati contro la UE e quindi l'Italia, soprattutto ora che la UE con il commissario Hogan sta promettendo a Trump appoggio alle sue richieste di modifica in ambito WTO.
“Il vero danno alle nostre eccellenze - conclude Scordamaglia - di cui ora paghiamo lo scotto, è stato fatto da quegli accordi bilaterali come il CETA che hanno di fatto accettato e liberalizzato l'uso a livello globale di termini come Parmesan, in cambio di qualche briciola sulle maggiori esportazioni verso quei Paesi delle nostre eccellenze, questo vuol dire avere visione davvero breve”.