Ecco come è cambiata la scena della mixology attraverso i 50 Best Bars
Da Londra e New York a Città del Messico e Hong Kong: la lista dei migliori bar del mondo racconta una rivoluzione globale, liquida e culturale.
BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL - Nel 2009 nasce una classifica che, a prima vista, sembra un gioco per appassionati. The World’s 50 Best Bars vuole mappare ogni anno i migliori bar del pianeta, sulla scia del successo già ottenuto con i 50 Best Restaurants. Ma fin dall’inizio, si capisce che non è solo un elenco. È una cartina. È una geografia culturale.
Chi entra in classifica non rappresenta solo un buon drink. Porta con sé un’idea di servizio, una visione estetica, una città, uno stile di vita. E così, anno dopo anno, la lista non racconta solo bar: racconta come cambia il mondo, chi sale, chi scende, chi si inventa qualcosa di nuovo. Seguirla è come sfogliare un atlante contemporaneo, liquido, effervescente.
2009–2013: L’epoca dei due imperi
All’inizio, non c’era partita. La classifica sembrava la mappa aggiornata dell’Impero Britannico e della New York dei cocktail d’autore. Nel 2009, Milk & Honey è al primo posto sia a Londra che a Manhattan. Lo seguono PDT, Death & Co, Pegu Club, LAB. È il trionfo dello speakeasy moderno, del bartender vestito di nero, dei drink silenziosi in bicchieri perfetti.
Melbourne, Parigi e Sydney provano a farsi sentire, ma sono comparse. L’Italia? Quasi assente. Qualche nome storico, come Harry’s Bar, ma niente di davvero competitivo. Il mondo del bar, allora, parlava inglese. E tutto il resto si adeguava.

Drink Kong
2014–2018: Le prime crepe nell’impero
Poi qualcosa si rompe. Londra e New York tengono botta, ma non sono più sole. Tokyo entra con forza grazie a bar come High Five. Singapore mostra i denti con 28 HongKong Street e Atlas. Buenos Aires conquista i cuori con Florería Atlántico. E The Clumsies, ad Atene, fa capire che anche l’Europa meridionale sa fare sul serio.
Nel 2015, tra i primi dieci ci sono già bar da Berlino, Parigi, Tel Aviv. E finalmente anche l’Italia si affaccia: Jerry Thomas Speakeasy, a Roma, entra in classifica. Non è ancora una rivoluzione, ma l’aria è cambiata. Il bar comincia a raccontare storie. Non più solo tecnica, ma identità. Non più solo Manhattan, ma il mondo.
2019–2023: La mappa esplode
Negli ultimi cinque anni, succede l’imprevedibile. La classifica si apre come un mappamondo. I migliori bar del mondo si trovano a Barcellona, Città del Messico, Cartagena, Seoul, Bangkok, Oslo. Londra c’è ancora, New York pure, ma non dominano più.
Nel 2022 vince Paradiso (Barcellona), nel 2023 è il turno di Sips (sempre Barcellona), e nel 2024 la corona passa a Handshake Speakeasy (Città del Messico). Il bar è diventato globale. E chi non si aggiorna, resta fuori.
Intanto, anche l’Italia si sveglia. Non solo Roma, ma anche Milano con il suo elegante 1930. Firenze entra in gioco con Locale. Nel 2024 si aggiunge Moebius, moderno e gastronomico. L’Antiquario a Napoli, Freni e Frizioni a Roma, Camparino a Milano fanno capolino nella top 100. Il nostro paese, finalmente, parla la lingua della mixology mondiale. E lo fa con accento italiano.
2024: Riconoscimenti e spostamenti
La classifica 2024 è un manifesto del nuovo mondo. Sul podio ci sono Handshake Speakeasy (Città del Messico), Bar Leone (Hong Kong), Sips (Barcellona). Seguono Londra, Singapore, Atene, Cartagena. Non c’è più un solo centro. Ci sono almeno venti capitali del bere.
Anche l’Italia tiene il passo: Drink Kong, Locale, Moebius e 1930 sono nella top 50. Un risultato che sarebbe sembrato utopico solo cinque anni fa. Ora è la norma. Ma a cambiare non sono solo le classifiche. Cambiano anche le città dove si tengono le premiazioni.
Cerimonie in movimento: Londra addio
Per dieci anni, dal 2012 al 2022, la cerimonia di premiazione si è svolta a Londra. Era logico: lì erano i bar migliori, la stampa specializzata, i marchi. Ma poi, tutto si muove.
Nel 2022 si va a Barcellona. L’anno dopo, a Singapore: la prima volta in Asia. Nel 2024 tocca a Madrid. E nel 2025, Hong Kong ospiterà l’evento.
Nel frattempo, anche l’IBA, l’associazione mondiale dei bartender, ha scelto Macao per i suoi mondiali.
Due eventi, due città asiatiche. Il segnale è chiaro: l’epicentro del bar si sta spostando verso Est.
Asia in ascesa: il caso Hong Kong
Hong Kong è forse il simbolo più chiaro di questo cambiamento. Già nel 2017 troviamo in classifica Quinary e Lobster Bar, insieme a Speak Low da Shanghai. Anno dopo anno, la città cinese continua a mettere bar tra i migliori al mondo. E non solo: è diventata protagonista assoluta nelle classifiche asiatiche.
Nel 2025, Bar Leone di Lorenzo Antinori, proprio da Hong Kong, è primo nella lista di Asia’s 50 Best Bars. Ma ci sono anche COA, considerato ormai un classico, e almeno altri quattro bar tra i primi 50 del continente.
La forza di Hong Kong sta nel suo essere un ponte: tra Oriente e Occidente, tra modernità e tradizione. I bar qui uniscono precisione giapponese, creatività europea e sapori locali. In più, la scena è veloce, ambiziosa, ultra competitiva. E il pubblico è preparato.
L’Asia nel suo complesso — da Tokyo a Bangkok, da Singapore a Seoul — è oggi l’area più innovativa del bere miscelato. Ingredienti autoctoni, tecniche moderne, narrazioni locali: tutto contribuisce a una scena che non è più “emergente”, ma guida.
E gli italiani all’estero?
Nel frattempo, c’è un altro dato da tenere a mente. Come ha ricordato Mario Calderone, Beverage manager del restaurant cocktail bar Duddell's di Hong Kong Duddell's Notice, “In tutto il mondo, sono spesso i barman italiani a tenere alti gli standard dell'ospitalità. Pensiamo per esempio solo al lavoro di Salvatore Calabrese, Agostino Perrone, Giacomo Giannotti, Simone Caporale e Lorenzo Antinori. Gli italiani hanno fatto e fanno la differenza”. E ha ragione. Nei migliori bar di Londra, New York, Dubai o Hong Kong, è facile trovare un italiano dietro il bancone. Non sempre si legge il loro nome in classifica, ma il loro tocco è ovunque: nella cura, nel sorriso, nel servizio impeccabile. È l’ospitalità come la intendiamo noi: accoglienza, attenzione, rispetto.

Il bar come mappa del mondo
Dal 2009 a oggi, il bar è diventato una mappa. Una mappa che si aggiorna ogni anno. Dove prima c’erano solo Londra e New York, ora ci sono Bogotá, Napoli, Seul, Tirana.
Il prossimo bar migliore del mondo? Lo scopriremo mercoledì 8 ottobre a Hong Kong, quando verrà svelata la nuova classifica. Ma una cosa è certa: il centro non esiste più. Esistono solo le traiettorie.
Mario Calderone – Il siciliano che mescola il mondo
Palermitano d’origine, cittadino del mondo per vocazione, Mario Calderone ha fatto del bancone il suo regno. Dalla Londra elegante di Zuma e Novikov passando per l'Australia fino alle notti colorate di Hong Kong, dove oggi come Group Beverage Manager, orchestra i cinque bar di Duddell’s, ristorante stellato del JIA Group. "Unisco cultura cantonese, distillati rari e raffinatezza mediterranea. Dal Tiki all’alta cucina, ho toccato tutte le sfumature del bere".
Un contributo di Nicole Cavazzuti con Mario Calderone – Group Beverage Manager, JIA Group / Duddell’s Hong Kong






