Global mixology: trionfano i bartender italiani, crolla il whiskey Usa, quella volta che Churchill sfidò il Proibizionismo
Tre bartender italiani monopolizzano il podio della Diageo World Class; effetto dazi sugli alcolici americani; così Winston Churchill aggirò il Proibizionismo
BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL - I bartender italiani dominano la Diageo World Class 2025, ma lavorano tutti all’estero: numero uno Felice Capasso da Oslo. Con i dazi di Trump crollano le esportazioni di alcolici americani, situazione drammatica per il whiskey. La storia: quando Winston Churchill si fece prescrivere alcolici dal medico per aggirare il Proibizionismo Usa. La selezione delle notizie dai media internazionali sul mondo di cocktail e distillati.
Gli italiani “expat” dominano la Diageo World Class 2025
Il napoletano Felice Capasso si è aggiudicato il titolo di World Class Global Bartender of the Year 2025, come riferisce fra gli altri Drinks International. Nella prestigiosa competizione, che ha visto impegnati provenienti da 51 paesi, Capasso gareggiava con i colori della Norvegia, dal momento che opera da anni a Oslo, dove ha fondato la Sesto Senso Academy ed è bartender del Nedre Løkka Cocktailbar.
Con questo titolo, Capasso ha conquistato il ruolo di tutor di talenti del settore e un programma di viaggi nei mercati serviti da Diageo nel mondo con la partecipazione a una serie di guest, oltre alla guida di corsi di formazione per barman. A completare il podio, altri due italiani impegnati anch'essi all’estero: Emanuele "Lele" Mensah del Connaught Bar di Londra, secondo, e Gabriele Armani del Paradiso di Barcellona, al terzo posto.
Effetto dazi, crolla l’export di alcolici americani: allarme per il whiskey
Come da previsioni, anche l’industria degli alcolici degli Stati Uniti paga il prezzo della guerra dei dazi voluta dal presidente Donald Trump. Come si legge su Global Drinks Intel, in base ai dati diffusi dal Distilled Spirits Council, l’associazione dei produttori di distillati Usa, nel secondo trimestre dell’anno le esportazioni sono diminuite del 9% a valore, a 593,6 milioni di dollari. In particolare, le spedizioni in Canada (dove è stata lanciata una campagna di boicottaggio degli alcolici statunitensi) sono crollate dell'85% a 9,6 milioni di dollari, mentre verso l'Unione europea il calo è stato del 12% a 290,3 milioni di dollari. Frena anche l’export verso Regno Unito (-29% a 26,9 milioni di dollari) e Giappone (-23% a 21,4 milioni di dollari).
Nel suo "Mid-Year Report" sulle spedizioni di alcolici, il Distilled Spirits Council of the United States sottolinea "l'impatto negativo delle tensioni commerciali in corso", ipotizzando che l'approccio dei consumatori internazionali agli alcolici Usa "potrebbe riflettere un sentimento più ampio secondo cui i dazi imposti dagli Stati Uniti sono ingiusti, spingendo i consumatori a sostenere le loro industrie nazionali o a cercare prodotti non statunitensi in alternativa". In particolare, l'associazione di categoria dipinge prospettive particolarmente cupe per il whiskey americano, che sta affrontando "vendite interne stagnanti e livelli di inventario record".
In compenso, riporta ancora Global Drinks Intel, secondo la Food & Drink Federation britannica nella prima metà del 2025 le esportazioni di whisky dal Regno Unito hanno registrato una sia pure modesta crescita nella prima metà del 2025, +1% a valore a 2,5 miliardi di sterline, mentre quelle di gin sono aumentate di ben il 17,6% a valore a 298,4 milioni di sterline. Per entrambe le categorie, gli Stati Uniti sono rimasti una destinazione chiave, nonostante la tariffa del 10% imposta su prodotti alimentari e bevande di provenienza Uk.
Quando Churchill beveva alcolici negli Usa del Proibizionismo su prescrizione medica
In occasione di un viaggio negli Stati Uniti per una serie di conferenze, nel 1932, un anno prima della fine del Proibizionismo, il futuro e leggendario primo ministro britannico Winston Churchill si fece redigere un certificato medico che gli prescriveva di consumare alcolici "soprattutto durante i pasti". E’ quanto emerge da una ricostruzione storica pubblicata da The Drinks Business, basata sui dettagli rivelati qualche anno fa dallo storico Dan Snow.
Churchill, di cui era nota la passione per gli alcolici (era un grande estimatore dello champagne Pol Roger e del whisky Johnnie Walker, e si dice che spesso iniziasse e finisse la sua giornata con un bicchiere di whisky & soda), trasformò abilmente un problema in un’opportunità: il 13 dicembre 1931 rimase coinvolto in un incidente d'auto a New York e, dopo un ricovero in un locale ospedale, chiese a un medico una nota che gli consentisse di consumare alcol nel Paese per alleviare il dolore. Il Volstead Act del 1920 che istituì il Proibizionismo, infatti, mantenne la possibilità per farmacie e ospedali di vendere alcolici a uso terapeutico dietro presentazione di una ricetta medica, oltre all’utilizzo del vino per scopi sacramentali religiosi. Nella prescrizione datata 26 gennaio 1932, il dottor Pickhardt indicò in 250 centimetri cubici (250 ml) la quantità minima di spirit che l’illustre paziente avrebbe dovuto assumere, senza aggiungere un limite massimo.
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