Cristina Scocchia (illycaffè) al Forum Ambrosetti: ''In salita si deve accelerare''
Cristina Scocchia al Forum Ambrosetti: Europa frammentata costa come dazio 45%. illycaffè risponde alle difficoltà del mercato del caffè con investimenti mirati
ATTUALITÀ - Durante il Forum Ambrosetti di Cernobbio, Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di illycaffè, ha sottolineato l'urgenza di una strategia europea comune per affrontare l'instabilità globale crescente. L'Europa, secondo Scocchia, deve unire risorse e visione strategica per garantire autosufficienza energetica, difesa comune e innovazione tecnologica attraverso una politica industriale strutturata.
Il problema non risiede solo nei dazi americani, ma nella frammentazione normativa interna che caratterizza il continente. Le regolamentazioni di Spagna, Francia e Italia risultano spesso sovrapposte e contraddittorie, creando un ostacolo equivalente a "un dazio interno del 45% sui beni e 110% sui servizi". Per rilanciare la competitività, risulta essenziale ridurre il costo dell'energia, riequilibrare il Green Deal e alcune normative europee, semplificare il quadro regolamentare e procedere verso l'allineamento fiscale. La concorrenza fiscale interna che ha permesso a Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo di operare come paradisi fiscali, specifica Scocchia, deve cessare.
Strategia aziendale e investimenti nel made in Italy
"In salita si deve accellerare", dichiara l'Ad di illycaffè: non è cioè il momento di restare fermi in quella che Scocchia definisce "stagnazione strategica" che la torrefazione ha deciso di contrastare accelerando gli investimenti nonostante il contesto macroeconomico complesso. L'azienda ha infatti recentemente acquisito il controllo del distributore svizzero e annunciato l'acquisizione della maggioranza di Capitani, specializzata nella produzione di macchine per il caffè. Questi investimenti rappresentano una tappa fondamentale nella strategia di crescita, puntando su made in Italy, eccellenza e innovazione attraverso l'integrazione verticale della filiera produttiva.
Nonostante il settore del caffè attraversi ancora una vera "tempesta perfetta" a causa dell'elevato costo della materia prima e dei dazi, l'azienda ha deciso di rafforzare ulteriormente la propria leadership qualitativa globale attraverso investimenti strategici mirati.
La crisi del mercato del caffè
Il mercato del caffè vive una situazione critica caratterizzata da prezzi della materia prima che si mantengono su quotazioni molto elevate, circa 380 centesimi per libra, tre volte superiori alla media storica. Le cause sono multiple: i dazi del 50% imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni brasiliane stanno riducendo l'offerta sul mercato americano, dove un terzo del caffè non tostato proviene dal Brasile. A questo si aggiungono condizioni climatiche sfavorevoli nei paesi produttori, inclusi i danni della gelata nel Cerrado e la mancanza di pioggia in Brasile, che potrebbero causare una riduzione del 5-10% del raccolto brasiliano.
Il costo della tazzina al bar mostra una crescita significativa (+19% rispetto al 2021 e +3,4% rispetto al 2024) con notevoli disparità territoriali: Benevento e Bolzano si attestano a circa 1,5 euro, mentre Catanzaro a 1,00 euro. Secondo il report del Centro studi di Unimpresa, il prezzo medio di una tazzina di caffè espresso potrebbe raggiungere i 2 euro entro la fine del 2025, previsione che Scocchia ritiene plausibile, seppur con tempistiche più lunghe di 12-18 mesi.
Stabilità governativa e crescita industriale
In questo contesto secondo la manager la gestione prudente del bilancio pubblico sta producendo risultati positivi: l'occupazione cresce, il debito rimane sotto controllo e lo spread è diminuito, segnalando la fiducia dei mercati. Per la prossima manovra, Scocchia suggerisce misure di sostegno alla crescita industriale, al rafforzamento della competitività e alla stimolazione dell'export, particolarmente importanti nel contesto delle nuove barriere commerciali.
Gli investimenti dovrebbero concentrarsi su chi produce e innova, riducendo il costo dell'energia che grava sulla competitività aziendale e creando condizioni fiscali favorevoli agli investimenti e alla riduzione del costo del lavoro. Le risorse necessarie potrebbero derivare da una lotta più efficace all'evasione fiscale e, suggerisce Scocchia dal patrimonio pubblico, stimato in circa 45 miliardi di euro. Una parte significativa di immobili pubblici, spesso non censiti e gestiti dalle amministrazioni locali, genera attualmente rendimenti prossimi allo zero: basterebbe un rendimento del 2% per imprimere una svolta significativa alle finanze pubbliche.
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