Fipe: l'impatto del coronavirus sui pubblici esercizi. Le imprese chiedono un piano
L'indagine Fipe sulla situazione dei pubblici esercizi ad aprile 2020 mostra un settore in enormi difficoltà, che necessità di interventi massicci per ripartire

In questo momento in cui l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 va di pari passo con le difficoltà delle imprese e delle attività del nostro Paese, a causa delle misure contenitive, abbiamo bisogno anche di segnali positivi. Per questo Horecanews.it, tenendo fede al patto d'informazione con i suoi lettori, ha deciso di non fermare la normale programmazione ma di tenervi aggiornati sulle notizie del settore, anche per concedere un momento di svago dalle difficoltà del momento.
La Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha effettuato un'indagine sulle imprese del turismo: bar, ristoranti, discoteche, stabilimenti balneari, catering. I danni per il settore sono incalcolabili e le imprese chiedono più liquidità e un piano che preveda il prima possibile la vendita dei cibi con asporto per risollevare l'economia.
Un paese si è fermato e all’ombra dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia coronavirus, c’è un esercito di micro e
piccole imprese che si ritrova in mezzo a mille difficoltà perché il blocco totale dell’economia ha visto fermarsi “la loro economia”.
Parliamo in particolare di bar, ristoranti, discoteche, stabilimenti balneari che oltre ad essere un luogo di servizio, di convivialità, di confronto, lo sono anche di lavoro e di produzione di ricchezza. Il pubblico esercizio è un comparto decisivo della filiera agroalimentare e del turismo non soltanto per il contributo fornito alla creazione di valore ma anche per essere un mercato di sbocco rilevante per le produzioni agroalimentari nazionali e fattore decisivo per l'attrattività del Paese.
L’impatto del Coronavirus non si è limitato a un calo dei ricavi e dei margini di profitto delle imprese, ma ad effetti negativi sulla struttura finanziaria. Quello che più preoccupa, infatti, è l'incertezza sul futuro.
Il momento è difficile, la situazione è in continua evoluzione e non sempre appaiono chiare le scelte del Governo, che
restano motivo in più di angoscia per le imprese.
Le prime misure del Governo a cui ricorreranno le imprese, e qualcuna lo ha già fatto dove possibile, sono: la cassa integrazione
in deroga (30,6%), la sospensione di prestiti e mutui (25,0%), la cassa integrazione/FIS (20,3%) e la sospensione del pagamento
dei tributi (18,7%).
Ad oggi il 60% delle attività si svolge in locali in affitto e il 56% sta già avendo problemi nel pagamento del
canone di locazione e per tale motivo è avvertito come una grande emergenza.
Il 96% delle imprese ritiene insufficienti i sostegni previsti dal Governo. In particolare avrebbero bisogno di disporre di liquidità
immediata per coprire i mancati incassi, o poter accedere al credito con interessi zero o quantomeno agevolati, o che fossero
annullati completamente il pagamento di tasse e contributi.
Ad oggi l’85,5% delle imprese che potrebbero svolgere l'attività limitatamente al solo servizio di consegna a domicilio (principalmente ristoranti, pizzerie, pasticcerie) è completamente chiuso e il restante 14,5% sta cercando di reinventarsi il lavoro proprio mediante la consegna di cibo a domicilio (delivery), di questi il 6,3% si sta attivando per la Pasqua. La maggioranza (80%) svolge il servizio di consegna in proprio, avvalendosi dei dipendenti in forza che altrimenti sarebbero "a
spasso". Il servizio per l’80% degli intervistati è poco o per nulla efficace sul piano economico ma d'altra parte per molti di
coloro che lo hanno avviato gli obiettivi principali sono il mantenimento della relazione con i clienti e il personale e di non
spegnere totalmente il motore dell'azienda.
L'indagine Fipe sui pubblici esercizi ad aprile



