Inalca: fertilizzanti per l'agricoltura sostenibile dagli scarti di lavorazione delle carni
Concluso il progetto di ricerca europeo Eit Food per valorizzare la materia finale dei biodigestori attivi negli stabilimenti del gruppo
Trasformare gli scarti finali delle lavorazioni delle carni bovine in nuovi fertilizzanti organici, in un ciclo esemplare di economia circolare. È la sfida del Progetto NP Sustainable Fertilizer nell'ambito dello Smart Agrifood e del Green Deal euroepeo, che ha visto coinvolte aziende e università con il sostegno dell’organismo comunitario Eit Food, la cui prima fase di ricerca si è appena conclusa. Capofila è stata Inalca, uno dei maggiori player europei nel settore delle carni bovine, che assieme alla società veronese Fomet, produttrice di fertilizzanti organici e biostimolatori, ha sviluppato nuove soluzioni agronomiche, in collaborazione col Dipartimento di Scienze e Tecnologie AgroAlimentari dell’Università di Bologna, dell'Università di Hohenheim in Germania e dell'Istituto di Riproduzione Animale e Food Research dell'Accademia Polacca delle Scienze.
Inalca, nell’ambito della responsabilità sociale dell’impresa, ha sviluppato da molti anni impianti di digestione anaerobica per trattare gli scarti derivanti dalla lavorazione delle carni. Il residuo finale del processo – tecnicamente definito “digestato essiccato” – consiste in un materiale organico disidratato utilizzabile come materia prima per la produzione di fertilizzanti organici, per un quantitativo di circa 4.000 tonnellate anno.
Il progetto NP Sustainable Fertilizer ha coinvolto gli stabilimenti Inalca di Ospedaletto Lodigiano e Pegognaga (MN) e ha permesso di verificare scientificamente i processi di realizzazione e trasformazione del digestato in nuovi fertilizzanti, contenenti azoto (N) e fosforo (P) in forma organica, studiando gli effetti sul suolo e le performance agronomiche su piante di interesse agrario.
Grazie al progetto, sviluppato nell’arco del biennio 2021-22, è stata verificata la potenziale valorizzazione di questa materia prima realizzando concimi organo-minerali di grande interesse per il mercato. Il progetto ha portato, infatti, alla realizzazione di tre prototipi di fertilizzanti - due totalmente organici e uno organico-minerale - sia in formulazione polvere sia pellet, con interessanti risultati a livello di suolo e di pianta, confermando quindi le potenzialità di questa nuova materia prima.
Il modello industriale di simbiosi, che integra un produttore del settore alimentare ed un’azienda produttrice di fertilizzanti, è replicabile in ambito comunitario e costituisce un esempio concreto di transizione verso forme sempre più avanzate di economia circolare, aumentando al contempo la sostenibilità dell'intera filiera della carne bovina.
Come spiega Giovanni Sorlini, Responsabile Qualità, Sicurezza e Sostenibilità di Inalca, “da tempo studiavamo come sfruttare le potenzialità del digestato essiccato proveniente dalla nostra filiera di produzione della carne bovina, difficilmente valorizzabile “tal quale”. Grazie alle competenze di Fomet e degli altri partner accademici, siamo arrivati alla produzione di nuovi fertilizzanti di origine non chimica e ad elevato contenuto di sostanza organica, da utilizzare in un’agricoltura sempre più sostenibile, capace di assicurare sicurezza alimentare e tutela ambientale”.
Il progetto è stato co-finanziato dall’Unione Europea, tramite Eit Food. In attesa che a livello europeo si chiarisca la possibilità di commercializzazione di questi nuovi prototipi, stanno proseguendo altre prove agronomiche su ulteriori piante modello, al fine di poter approfondire gli effetti e le performance agronomiche.
Inalca S.p.A. è la società del Gruppo Cremonini leader in Europa nella produzione di carni bovine e prodotti trasformati a base di carne, salumi, bacon e snack (con i marchi Inalca, Montana, Manzotin, Italia Alimentari, Fiorani e Ibis), e nella distribuzione internazionale di prodotti alimentari d’eccellenza (Inalca Food & Beverage). La società, con 8.000 dipendenti, controlla tutta la filiera produttiva, dall'allevamento alla distribuzione, e ha registrato nel 2021 ricavi per 2.387,8 milioni di euro, di cui il 40% in esportazioni. La struttura industriale consta di 26 stabilimenti produttivi (18 dei quali in Italia, 8 nel mondo distribuiti tra Russia, Polonia, Canada, Canarie e Hong Kong) e 54 piattaforme logistiche di distribuzione (di cui 31 della controllata IF&B), in Russia, Polonia, Kazakistan, Angola, Algeria, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Costa d'Avorio, Capo Verde, Cina, Tailandia, Malesia, Australia). Le aziende agricole sono 9: controllano oltre 100 allevamenti, per un totale di 180.000 capi allevati ogni anno.
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