L'Occidente boicotta la Vodka russa. Ecco i dati di un fenomeno che sta sfuggendo di mano
In molti Paesi, soprattutto negli Stati Uniti, è partito il boicottaggio della vodka russa, ma secono il New York Times quest'azione non ha il peso che ci si aspetterebbe, dato che solo l'1% della vodka venduta negli Stati Uniti è davvero russa.
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Dall'inizio del conflitto Russia-Ucraina, da tutto il mondo arrivano messaggi e azioni di solidarietà per il mondo ucraino, e al contempo si moltiplicano azioni governative contro la Russia. Il boicottaggio di merci importate è fra quelle più comuni in questi casi, ed è ciò che sta avvenendo con la vodka russa.
Proprio ieri l'enoteca online Bernabei.it ha diffuso un comunicato informando che:
"La Bernabei SpA condanna inequivocabilmente l'azione militare in Ucraina e comunica di aver rimosso con effetto immediato dal proprio portale online tutti gli alcolici di fabbricazione e marca russa. Nonostante tali etichette (principalmente Vodka) rappresentino circa il 25% del fatturato della categoria di riferimento, in un periodo storico simile, le valutazioni sulle performances devono necessariamente lasciare spazio al valore etico più alto del ripudio di un conflitto bellico. Non c'è posto per la guerra, tantomeno su Bernabei.it".
Un'azione spontanea a cui stanno facendo seguito molte altre realtà del territorio italiano e del mondo, dal Canada all'Australia, passando attraverso i Paesi della NATO.
Negli Stati Uniti sono i governatori dei diversi Stati a dare indicazioni in prima persona per dare seguito al boicottaggio dei prodotti russi. Il New York Times riporta alcuni esempi.
Nel New Hampshire, ad esempio, dove liquori e vino sono venduti da negozi statali, il governatore ha annunciato la rimozione degli alcolici di fabbricazione russa e marca russa fino a nuovo avviso. Anche il governatore dell'Ohio, dove lo stato stipula contratti con aziende private per la vendita di liquori, ha annunciato l'interruzione di acquisti e vendite statali di Vodka russa. In Virginia è stata richiesta la rimozione di vodka russa e qualsiasi altro prodotto russo dai quasi 400 negozi statali dell'Autorità per il controllo delle bevande alcoliche.
Si potrebbero citare numerosi altri esempi, ma il senso è sempre lo stesso, come afferma il New York Times: "il boicottaggio della vodka russa potrebbe essere più simbolico che strategico".
Negli Stati Uniti, infatti, se nel 2020 sono state vendute 76,9 milioni di casse di vodka da nove litri (secondo i Distilled Spirits Council USA), ma il peso della vodka russa è nettamente inferiore a quello che si potrebbe immaginare. Il NYT riporta infatti i dati del 2017, registrando che la vodka russa importata negli Stati Uniti rappresentava poco più dell'1%.
"Thrillist ha riferito che la Francia - le cui vodka includono Grey Goose, Cîroc, Gallant e MontBlanc - rappresentava circa il 39% del valore totale delle importazioni di vodka, la maggior parte di qualsiasi altro paese. La Svezia, con vodka come Absolut e DQ, rappresentava circa il 18%. Gli altri principali importatori sono stati i Paesi Bassi (17%), la Lettonia (10%), la Gran Bretagna (5%) e la Polonia (5%)."
Un gesto di grande risonanza mediatica, dunque, ma che potrebbe non avere un'effettiva efficacia. Fatto sta che se il boicottaggio avviene (come sta accadendo) davvero in tutto il mondo, indubbiamente farà sentire i suoi effetti molto presto.
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