Melegatti: di nuovo stop alla produzione
Sembrava essere arrivato il momento della svolta: la ripresa della produzione aveva fatto tirare un respiro di sollievo ai lavoratori e a quanti avevano a cuore le sorti della storica azienda dolciaria Melegatti.
Come già vi avevamo raccontato in questa news, la Melegatti era stata costretta, per mancanza di liquidità a interrompere tutte le attività produttive; addirittura non vi era possibilità di acquistare le materie prime utili a produrre il famoso pandoro.
La crisi era iniziata a causa dei litigi tra le due famiglie ai vertici dell’azienda, ma circa un ma nelle ultime settimane di novembre si è avviata una campagna di produzione natalizia grazie ad un salvataggio in cui nessuno sperava più.
La nuova campagna è stata sponsorizzata dalla Melegatti anche tramite i social, grazie ai quali ha raccolto la solidarietà e l’affetto di tantissime persone pronte ad acquistare i prodotti del marchio.
Ma è delle ultime ore una nuova notizia: stop di nuovo alla produzione almeno fino al 6 gennaio e al via la cassa integrazione per i lavoratori. Il ricorso agli ammortizzatori sociali – che i sindacati scongiuravano – sembra essere l’unica soluzione momentaneamente poiché, spiegano da San Giovanni Lupatoto il prezzo di vendita del pandoro dopo le festività nei supermercati è troppo basso e continuare a tenere aperto lo stabilimento significherebbe per la Melegatti registrare delle perdite.
Intanto il fondo maltese Abalone, che si è preso carico del salvataggio, intanto si dice già pronto a investire ad inizio 2018 per la produzione delle colombe pasquali.
I lavoratori, nel frattempo, continuano a brancolare nel buio a causa di mancanza di certezze; nonostante il mancato pagamento di alcuni arretrati hanno continuato a lavorare in queste settimane per tentare il tutto per tutto e non vedere fallire la propria azienda, come ricorda il segretario CISL Parma Maurizio Tolotto: “mi aspetto che al più presto venga presentato il piano per la produzione di Pasqua: i lavoratori sono tornati in fabbrica pur avendo tre mesi di stipendio non pagati. A fronte di tanta disponibilità, ora servono chiarezza e condivisione“. Per il loro immenso senso del dovere servirebbe quanto prima chiarire questa situazione.
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