OroRe Pallagrello Nero. Un "miracolo" enoico di Tenuta Fontana fa rivivere il vino dei Borbone

Il 29 novembre verrà presentato OroRe Pallagrello Nero, il vino rinato nella Vigna del Re della Reggia di Caserta grazie all'impegno di Tenuta Fontana

6 Nov 2023 - 13:40
OroRe Pallagrello Nero. Un "miracolo" enoico di Tenuta Fontana fa rivivere il vino dei Borbone

Mercoledì 29 novembre alla Reggia di Caserta verrà presentato per la prima volta OroRe Pallagrello Nero. Questo vino, tanto amato dal re Ferdinando di Borbone, monarca gaudente del Regno di Napoli, rivive dopo oltre un secolo grazie al lavoro della Cantina Tenuta Fontana che negli ultimi anni si è impegnata per far rinascere la Vigna del Re della Reggia di Caserta, che ha vendemmiato per la prima volta nel 2021. Il primo nettare versato nei calici nel settembre di due anni fa fu il paglierino OroRe Pallagrello Bianco Igt. Ora è pronto OroRe Nero, il pallagrello nero Igt, e si parla già di miracolo tra gli enologi e gli appassionati. Per una corretta maturazione del vino senza interferenze del contenitore e per mantenere intatte le caratteristiche organolettiche del vitigno, è stata scelta l’anfora di terracotta come contenitore per l’affinamento.

Con orgoglio presentiamo il risultato tangibile di un grande lavoro di squadra del quale ringrazio Tenuta Fontana – spiega Tiziana Maffei, direttrice della Reggia di CasertaUn lavoro improntato alla valorizzazione dell’identità del Complesso vanvitelliano. La vocazione produttiva della corte borbonica trovava espressione anche nella vitivinicoltura. Nel progetto di Re Carlo e del suo architetto Luigi Vanvitelli, la Reggia doveva essere residenza reale, ma anche fucina di produttività e delle eccellenze del territorio. Oggi la Reggia di Caserta è un Museo contemporaneo e internazionale, vivo e attivo, al servizio della società e del suo sviluppo. OroRe è un’occasione per la Reggia di Caserta per far conoscere la sua storia, le sue origini e le sue molteplici vocazioni anche nel settore enologico. Per il pubblico, gli addetti ai lavori e il mercato per scoprire un prodotto unico al mondo, degno della tavola di un re”. Nel dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, datato 1797-1802, si può leggere: "... I vini di questa contrada sono eccellenti, e sono de’ migliori del Regno così per la loro qualità e natura, come per la grata sensazione che risvegliano al palato. Vanno sotto il nome di Pallarelli e sono stimatissimi nei pranzi...".

Nonostante le infestazioni di fillossera ne decretarono un’ingloriosa fine, il Pallagrello rimase nella memoria e, forse, in qualche campo di contadini degradato a vino da taglio. Ufficialmente, quello del Re, era morto. Ma Tenuta Fontana, al Bosco di San Silvestro, è riuscita in questa poderosa impresa. “Eravamo consci della delicatezza del ruolo che svolgevamo – spiegano Mariapina e Antonio Fontana, proprietari della Cantina, con sede a Pietrelcina – e lo abbiamo portato avanti con la maggior cura possibile e coordinandoci continuamente con la Reggia di Caserta e tutti gli studiosi che potevano darci indicazioni utili. Il risultato pensiamo sia un capolavoro dell’agricoltura e della vinificazione, però spetterà al pubblico deciderlo. OroRe bianco ha avuto un grande successo, ora tocca a OroRe Nero farsi conoscere e apprezzare. Ma ancor più importante è stato il processo di rinascita, un simbolo per il territorio casertano ma anche per tutto il Sud Italia e siamo fieri di aver contribuito a questo miracolo”.

Un successo anche grazie alla lungimiranza dei direttori della Reggia, Mauro Felicori prima, con l’intuizione di far rinascere la vigna e affidarla a Tenuta Fontana, e Tiziana Maffei, poi, con la perseveranza nel portare avanti il progetto. 
L’azienda, in questo ambizioso percorso attento e difficile di rinascita della vigna reale, ha coinvolto due importanti professionisti a livello nazionale. 
L’enologo fiorentino Francesco Bartoletti e l’agronomo livornese Stefano Bartolomei hanno utilizzato il metodo di coltivazione biologico in grado di salvaguardare l’ambiente privilegiando la qualità del prodotto, avvalendosi anche di una ong accreditata Unesco, l’Associazione “Sant’Antuono e le battuglie pastellessa”, per il rispetto della convenzione sul patrimonio per la rivitalizzazione. Tanto che nel luglio 2022 la rinascita della vigna della Reggia di Caserta è stata presentata anche all’Assemblea dell’Unesco con un volume a cura di Luigi Ferraiuolo. 

La storia del vitigno Pallagrello

Il vitigno Pallagrello viene coltivato nella regione Campania ed è molto diffuso nella provincia di Caserta, con varietà bacca bianca e a bacca nera, caratterizzato da grappoli piccoli e con acini perfettamente sferici, da cui il nome Pallagrello, cioè piccola palla, in dialetto locale.

Originario della località Monticello nel comune di Piedimonte Matese (origine attestata da un’epigrafe, ancora apposta in questa località, realizzata per volere di Ferdinando di Borbone che impediva categoricamente ai non autorizzati di attraversare i 27 moggi di vigna di Pallagrello), se ne hanno numerose risultanze storiche, riconducibili secondo alcuni addirittura alla Pilleolata romana. Famosissimo sino a tutto l’Ottocento, se ne traeva uno dei vini favoriti dai Borbone. Questi, che lo tenevano in gran conto, lo offrivano come regalo di pregio ai propri ospiti e lo includevano, con il nome di Piedimonte rosso tra i vini presenti nei menu e nelle carte dei vini per le grandi occasioni, accanto ai più titolati vini francesi. Le infestazioni di oidio e fillossera dei primi anni del Novecento, assieme alle difficoltà e avversità che percorrevano le regioni meridionali a quei tempi (ed al contemporaneo sviluppo industriale dell’agricoltura e dell’enologia piemontese e toscana), ne decretarono una veloce scomparsa e un sostanziale oblìo nonostante le indubbie qualità ampelografiche.

La sua bontà e fama lo fecero diventare anche il vitigno naturalmente destinato a essere coltivato per i sovrani alla Reggia di Caserta. Fu scelto come terreno quello del Bosco di San Silvestro, che domina il Parco reale. La vigna divenne subito la più importante nel servire e rifornire le reali tavole della Reggia di Caserta. Ma la caduta del regno nelle mani dei Savoia, con l’abbandono del Palazzo reale, fece naturalmente abbandonare anche la vigna che praticamente sparì. Dei cinque ettari ad essa destinati nel Bosco di San Silvestro, quando Tenuta Fontana ha cominciato a recuperare il vigneto, solo un ettaro di terreno era rimasto libero per la coltivazione. Il resto era stato tutto riconquistato dal bosco.

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