Patatine fritte: una ricerca svela il pericolo di consumarle troppe volte alla settimana

SALUTE - Una nuova ricerca pubblicata sul British Medical Journal getta luce su uno degli alimenti più consumati al mondo, rivelando come il metodo di preparazione possa trasformare un ingrediente naturalmente salutare in un potenziale fattore di rischio per la salute. Le patate, terza coltura alimentare più diffusa dopo riso e grano, potrebbero nascondere insidie quando vengono consumate regolarmente fritte.

Lo studio, condotto da un team internazionale dell'Università di Harvard e in collaborazione con l'Università di Cambridge, ha ha analizzato i dati di oltre 205.000 operatori sanitari statunitensi per un periodo di quasi quattro decenni. I ricercatori hanno monitorato le abitudini alimentari attraverso questionari compilati ogni quattro anni dal 1984 al 2021, documentando l'insorgenza di 22.000 casi di diabete di tipo 2.

I risultati emersi dall'analisi mostrano differenze significative tra i vari metodi di cottura delle patate. Il consumo di patatine fritte tre volte a settimana è associato a un aumento del 20% del rischio di sviluppare diabete di tipo 2, percentuale che sale al 27% per chi le consuma cinque volte a settimana. Al contrario, le patate preparate attraverso cotture alternative come forno, bollitura o schiacciamento presentano un incremento del rischio limitato al 5%.

Secondo lo studio, provando a spiegare fenomeni complessi con parole semplici, la causa risiede nelle trasformazioni chimiche che avvengono durante il processo di frittura. L'elevato contenuto di amido delle patate, che naturalmente comporta un indice e carico glicemico alti, viene ulteriormente compromesso dalla perdita di nutrienti durante la frittura e dall'aggiunta di grassi, sale e calorie. Questi elementi contribuiscono significativamente all'aumento di peso e al conseguente incremento del rischio di diabete.

Le alternative più salutari non mancano, e i ricercatori hanno quantificato i benefici delle sostituzioni alimentari. Rimpiazzare tre porzioni di patate a settimana con cereali integrali comporta una riduzione dell'8% del rischio di diabete, mentre sostituire specificamente le patatine fritte con cereali integrali abbassa il rischio del 19%. Tuttavia, lo studio mette in guardia contro la sostituzione con riso bianco, che paradossalmente aumenta il rischio di sviluppare la patologia.

Gli esperti sottolineano che le patate preparate con metodi tradizionali mantengono le loro proprietà nutrizionali benefiche. Quando bollite, cotte al forno o schiacciate, rimangono naturalmente povere di grassi e rappresentano un'eccellente fonte di fibre, vitamina C e potassio.

Il diabete di tipo 2 rappresenta una sfida sanitaria globale in costante crescita, con circa 5,8 milioni di persone affette dalla patologia nel solo Regno Unito, di cui nove su dieci soffrono della forma di tipo 2. Questa variante della malattia è strettamente correlata allo stile di vita e alle scelte alimentari, rendendo la prevenzione attraverso modifiche dietetiche un approccio particolarmente efficace. Tuttavia, gli esperti ricordano che si tratta di una condizione complessa, influenzata da molteplici fattori tra cui genetica, età ed etnia.

Nonostante i risultati convincenti, i ricercatori mantengono un approccio scientifico rigoroso sottolineando che lo studio ha natura osservazionale. Questo significa che i dati mostrano associazioni statistiche significative tra consumo di patatine fritte e diabete di tipo 2, ma non stabiliscono una relazione diretta di causa-effetto. Le correlazioni identificate rappresentano comunque evidenze solide che supportano strategie di prevenzione basate su modifiche delle abitudini alimentari.

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