2023 banco di prova per la tenuta del mondo del vino
Il mondo del vino fa i conti con un 2023 che si presenta pieno di incognite, uno scenario in cui il dialogo tra gli interlocutori ai vari livelli della filiera sarà fondamentale per affrontarne le sfide.
Superato il brindisi di fine anno con l’ormai rituale conta entusiasta dei volumi di bollicine italiane vendute nell’eterna gara con i cugini d’oltralpe, si torna faccia a faccia con le criticità del mondo enoico ereditate da un 2022 che se da un lato ha visto la progressiva uscita dal tunnel della pandemia, dall’altro non ha risparmiato un inasprimento dello scenario, con una crescita ormai inarrestabile dei costi dell’energia, delle materie prime e dei trasporti, le complicazioni sulla filiera determinate dalla relativa scarsità, ed un’inflazione non imbrigliata che accresce le preoccupazioni dei consumatori, influenzandone prospettive e approccio al mercato.
La contrazione del potere di acquisto e del reddito disponibile rappresenta la variabile che maggiormente preoccupa gli osservatori dal momento che potrebbe portare ad una ulteriore rimodulazione della composizione del carrello della spesa e ad una sensibile riduzione dei consumi fuoricasa.
Le rilevazioni dello scorso anno avevano già evidenziato l’orientamento verso prodotti dal valore unitario più basso, e, in particolare nella grande distribuzione, la riduzione dell’acquisto di alcolici con un -4,6% in valore per il vino e un -1,9% per spumanti e champagne, con il nettare di bacco più facilmente sacrificato in nome del risparmio.
Stesso discorso per i consumi out of home. Se infatti nel corso del 2022 la ripresa dell’on-premise c’è stata, seppure caratterizzata da disomogeneità con i punti caldi dell’ospitalità fiorenti a fronte di un numero di clienti inferiori e costi in aumento, per il nuovo anno si teme una vera e propria battuta d’arresto. Si ipotizza una crescita dei consumi casalinghi che diventeranno ancora più significativi andando a sostituire le visite al canale HORECA, il tutto per non intaccare un portafogli già troppo leggero.
E se nel periodo pandemico il driver della moderazione nei consumi di alcool è stato individuato nella preoccupazione per la salute e il benessere, oggi è il necessario taglio della spesa considerata superflua a diventare la vera spinta: si ridurranno le occasioni di consumo, eventualmente attraverso la scelta di prodotti analcolici, e si berrà meno scegliendo in alternativa prodotti la cui valenza sostitutiva è da addurre a considerazioni di carattere prevalentemente economico.
Ad essere più colpiti dalla crisi economica sembrano essere i giovani, dalle finanze meno solide e da prospettive lavorative che in questo contesto turbolento diventano più labili. Ciò inciderà anche su fenomeni come quello della premiumization che per quanto sia previsto ancora in via di consolidamento non sarà più trainato dai Millenial come accaduto durante l’emergenza sanitaria, ma da consumatori più maturi e dal reddito sicuro.
Anche per il mercato dei Fine Wine, noto per la capacità di resistenza in fasi particolarmente incerte, è previsto un periodo non molto florido, caratterizzato da possibili flessioni dopo anni di inarrestabile crescita. Una contrazione in qualche modo anticipata dall’andamento del mercato secondario non proprio convincente negli ultimi due mesi del 2022 che hanno reso tangibile l’esaurimento della spinta post Covid. Il vantaggio per i vini di pregio è che restano investimenti di medio e lungo termine per i quali il mantenimento della posizione rappresenta la soluzione rispetto ai periodi critici.
Per quanto riguarda la distribuzione le previsioni parlano di un ritorno alla centralità delle enoteche e in generale del canale HORECA, mentre in flessione sia l’E-Commerce con le vendite di vino rispetto a quelle degli altri spirits, ridimensionate, seppur minimamente, nei prossimi anni, e la GDO che resiste con decisione alla revisione dei listini, ne è testimonianza la richiesta di moratoria per altri 4-6 mesi, condizione sempre meno sostenibile dai produttori che nel 2022 hanno ritenuto gran parte dell’incremento dei costi senza riversarli sul consumatore finale.
Uno scenario dunque dominato da instabilità e incertezza in cui è fondamentale dar spazio al dialogo tra i vari interlocutori della filiera dal momento che senza confronto e soprattutto senza collaborazione sarà molto difficile affrontare le sfide del nuovo anno.
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