B.E.V.I. 2025: due giorni sold out, il borgo fa scuola e si prepara all’edizione 2026 

B.E.V.I. 2025 chiude a Sansepolcro: sold out tra masterclass, Grand Tasting e oltre 100 cantine. Il modello ha convinto e già si lavora all’edizione numero due

27 Ottobre 2025 - 14:10
B.E.V.I. 2025: due giorni sold out, il borgo fa scuola e si prepara all’edizione 2026 

EVENTI - Due giorni intensi, sale piene, masterclass esaurite e un racconto del vino che ha saputo tenere insieme metodo e identità. La prima edizione di B.E.V.I. – Borgo Eccellenze Vinicole Italiane archivia il debutto con un risultato chiaro: il format funziona e il borgo è la sede giusta per riportare il vino dentro un contesto culturale, vicino ai luoghi e alle persone che lo fanno. 

L’impostazione è stata chiara fin dall’avvio: siamo in Toscana, provincia di Arezzo, nella regione che ha ridefinito lo stile con i Supertuscan, ma la scena è Sansepolcro, città di Piero della Francesca e Luca Pacioli. Qui il vino è stato raccontato attraverso degustazioni e approfondimenti, con una regia autorevole, quella di Luca Gardini, wine critic e campione del mondo sommelier, e Cristiano Cini responsabile della comunicazione dell’Associazione Italiana Sommelier e Presidente Ais Toscana, che hanno portato in città un centinaio di cantine tra icone e nuove realtà e due masterclass di altissimo profilo: al mattino “Le Tre B: Barolo, Brunello e Barbaresco, in chiusura “I Grandi Vini Supertuscan”. 

 Cristiano Cini

Luca Gardini

Nel mezzo un programma diffuso che ha acceso il centro storico — conferenza inaugurale a Palazzo delle Laudi, corteo degli Sbandieratori e Balestrieri e brindisi in Piazza Torre di Berta, Emporio alle Logge, aperture straordinarie della Torre del Campanile del Duomo e del Museo del Merletto, masterclass A.I.S. all’Ex Chiesa di Santa Chiara — e poi il Grand Tasting al Borgo Palace Hotel, affiancato dallo show cooking della brigata di Pipero Roma e dalla degustazione dei Sigari Tornabuoni

La risposta è stata nazionale e trasversale: Trentino–Alto Adige, Campania, Molise, Lazio, Sicilia tra le regioni rappresentate e naturalmente uno zoccolo duro toscano. Tra i nomi passati ai banchi d’assaggio, Tenuta San Guido, Marchesi Antinori, Ca’ del Bosco, Burlotto, Tramin, San Michele Appiano, Revì, Villa Bucci, Argiano, Marisa Cuomo, Cusumano, Graci, Tornatore: un perimetro che ha toccato molte delle eccellenze dello Stivale, accanto a cantine emergenti del territorio altotiberino.

Per Cristiano Cini il bilancio è netto: «Siamo entusiasti, sono stati due giorni pieni e ricchi di soddisfazioni. I valori emersi? Amicizia, credibilità del progetto e piacere di stare insieme. La gratificazione più grande è arrivata dai produttori che a fine manifestazione ci hanno detto: “Sembra un piccolo Merano Wine Festival agli inizi.” Ne siamo orgogliosi, pur consapevoli dei nostri limiti, è uno stimolo a continuare e migliorarci. L’affluenza è stata ottima — sold out per ingressi e masterclass — ma soprattutto di qualità. Si è parlato di vino nel contesto giusto, con la capacità di confrontarsi tra produttori, ristoratori, sommelier e appassionati. Siamo stanchi, sì, ma molto felici.» 

Il modello B.E.V.I. ha rimesso al centro la voce dei produttori. Lo conferma Manuele Verdelli di Capannelle (Gaiole in Chianti): «Giornata splendida e prima edizione riuscitissima. Tanta partecipazione, ma soprattutto pubblico preparato. Mi ha colpito che molte aziende fossero raccontate direttamente dai produttori o da figure interne: gran parte del successo sta qui. Oggi, per riconquistare i più giovani dobbiamo metterci la faccia e raccontare in prima persona vini e aziende, con storie, aneddoti e specificità. Il vino non si delega: non cammina da solo, ha bisogno della voce di chi lo fa. È stato bello raccontare Capannelle a tante persone curiose e desiderose di capire.»

In un evento pensato per connettere passato, presente e futuro, la scelta della location non è stata casuale, i borghi tornano al centro come luoghi di prossimità, dove il contatto con natura, filiere e tradizioni sostiene una narrazione con imprinting culturale. A Sansepolcro il vino ha ritrovato misura e ritmo, tra piazze, logge e musei.

Il riferimento territoriale ha avuto in Tommaso Inghirami un interprete concreto. Dopo il recupero di vigne storiche tra Anghiari Sansepolcro, l’imprenditore biturgense allarga lo sguardo: «Siamo molto soddisfatti della riuscita di questa prima edizione, ma il punto non è solo il risultato. B.E.V.I. nasce anche per valorizzare la vocazione vitivinicola della Valtiberina. È un territorio che ha espresso qualità e che oggi ha bisogno di visibilità. L’obiettivo è dare spazio a chi lavora qui, raccontare i vini nel loro contesto e far capire che questa valle può stare a pieno titolo nel panorama italiano. Continueremo a investire sul recupero delle vigne, sulla ricerca e su una narrazione corretta del territorio.»

Tommaso Inghirami

Sul piano istituzionale, il sindaco Fabrizio Innocenti guarda già avanti: «Abbiamo già voglia di lavorare alla prossima edizione. Grande entusiasmo da parte mia e dell’amministrazione, ma anche di chi ha partecipato come produttore o come ospite. Dall’inizio alla fine abbiamo ricevuto solo complimenti. È stato un primo esperimento: a Sansepolcro un festival del vino non c’era mai stato, e sono orgoglioso di aver portato cantine di grande prestigio grazie alla disponibilità di Luca Gardini attorno al quale si è costruito il progetto e che molte aziende hanno voluto seguire. Siamo contenti per lui, per noi e per il futuro

E proprio Luca Gardini, la cui regia ha dato tono e ritmo all’edizione, durante la masterclass di chiusura ha rilanciato: «Stiamo già pensando al 2026 con novità importanti. L’idea è allargare B.E.V.I. a produzioni estere, con un Paese ospite dell’edizione numero due. Quale? Non posso ancora dirlo, ma ci stiamo lavorando.» 


Insomma B.E.V.I. ha mostrato la 
tenuta del modello: un borgo come piattaforma culturale, icone e nuove voci nello stesso racconto, un pubblico coinvolto e competente, una rappresentanza che ha abbracciato tutta l’Italia del vino. Sansepolcro chiude la prima edizione con credibilità margine di crescita, un ottimo inizio, non un arrivo. 

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