Da Milano a Tirana: Colonial Tirana compie 13 anni

Nicole Cavazzuti ha intervistato il titolare del Colonial Tirana, Ilir Dushkaj, che sta per lanciare un succo 100% melograno di propria produzione.

7 Nov 2025 - 14:21
Da Milano a Tirana: Colonial Tirana compie 13 anni

BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL - Primo locale a puntare solo sui cocktail, Colonial è tra i miei bar del cuore a Tirana. Perché è bello. E perché si beve bene e con stile.
Dotato di terrazza, Colonial è un bar allegro e curato. Il menù è ricchissimo, quasi enciclopedico. C’è tutto: gin, tequila, whiskey, rum. Ci sono i classici come Last Word e Negroni e ci sono creazioni come Sweet Dreams, con vodka, passion fruit e zenzero e il Margarita Calabrese, con tequila e lime e peperoncino del sud Italia. Per un cocktail lover, è un paradiso. Basti dire che in bottigliera ci sono ben mille referenze. Una collezione che parla di ricerca e passione. E per chi non beve alcol? C’è anche una selezione “non-alcoholic”. L'arredo, come suggerisce il nome, è coloniale -eclettico, con statue di Buddha e oggetti esotici. L'avevo visitato due anni fa. Sono tornata nei giorni scorsi e ho intervistato il titolare Ilir Dushkaj

Dove sei nato?
In Albania, ma sono cresciuto professionalmente a Milano, dove ho vissuto per 12 anni.
Cosa facevi in Italia?
Ho studiato marketing e mi sono formato all’American Bar Institute. Lavoravo anche come formatore per aziende che vendevano alcolici.

Quando hai aperto il Colonial?
Febbraio 2012.

Con quanti soldi?
10.000 euro. Una scommessa: fare un bel locale senza spendere cifre assurde.

Cos’era il Colonial all’inizio?
Un cocktail bar puro. Niente birra, niente vino, niente musica alta. Solo cocktail e conversazione.

E oggi?
È ancora così, ma abbiamo introdotto una limitata offerta di birra e vino. 

Colonial è anche ristorante...
In realtà sono due locali diversi, anche se in relazione. 

Quando hai deciso di allargare l'offerta al food?
Ho sempre avuto una parte ristorativa nei miei progetti, ma solo due anni fa ho deciso di aprire un ristorante Hame, che è appunto proprio accanto al Colonial.

Perché “Hame”?
In albanese vuol dire “mangiamo”. Era un modo semplice e diretto per dire: mangiamo al Colonial. I clienti venivano per bere, ma chiedevano anche di mangiare. Così abbiamo creato un ristorante vero, con la stessa cura del bar.

Che cucina fate?
Cucina italiana, fatta da chi la conosce. Il mio socio è uno chef con 34 anni di esperienza in Italia. Portiamo il know-how italiano a Tirana, con semplicità e autenticità.

Cos’è cambiato in Albania dal 2012?
Tutto. Il bere è diventato più consapevole. I clienti sono più esigenti. Tirana cambia ogni anno.

Qual è lo spirito più richiesto?
Il gin domina ancora, ma sta arrivando la tequila, quella premium.

E la grappa?
Non piace molto. Noi beviamo il rakia, un distillato a base di frutta, spesso uva. La grappa italiana la consumo poco.

E gli analcolici?
Pochi. Forse il 5% della clientela. Io non spingo né zero né low alcol.

Chi sono i tuoi clienti?
80% locali, il resto expat o turisti. Tutto l’anno. Prenotano sempre.

Fai eventi, guest shift?
No. Non mi interessa. Ho provato, ma chi veniva non reggeva il ritmo.

Segui le classifiche tipo 50 Best?
Le conosco. Ma non mi interessano. Non è il mio stile. Preferisco lavorare.

E la musica?
Solo playlist create da me su Spotify. Lounge, jazz, chill. Mai invasiva.

Cosa stai preparando per il futuro?
Sto investendo in agricoltura. Ho un melograneto e proprio in questi giorni stiamo lanciando un succo 100% melograno, prodotto da noi.

Perché proprio il melograno?
Perché è un frutto pulito, ricco, che rappresenta bene l’idea di qualità che voglio portare avanti. Produzione locale, naturale, senza compromessi.

Lo consideri un nuovo inizio?
È un altro tassello. Un modo per lasciare qualcosa di concreto, oltre il bar. Ho dato tanto alla notte, ora voglio dare anche al giorno.

La tua famiglia?
Mia moglie e le mie figlie vivono a Milano. Io faccio avanti e indietro ogni mese.

Che vuol dire Colonial oggi?
È casa. Per chi vuole bere bene e pensare. Un luogo con un’anima.

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