La Sugar Tax non è costituzionalmente illegittima. La reazione di ASSOBIBE
Dopo che la Corte Costituzionale ha ritenuto legittima la Sugar Tax, Assobibe e il Presidente Pierini ribattono ribadendo ancora l'inefficacia della misura
Con una sentenza depositata ieri 26 marzo la Corte Costituzione dichiara non fondata la questione della legittimità costituzionale della Sugar tax, oggetto di dibattito dopo l'intervento della seconda Sezione del Tar del Lazio che, come riporta il quotidiano Avvenire, ha criticato la misura in questione per presunta violazione del principio di uguaglianza tributaria.
La nuova tassa, che dovrebbe a questo punto entrare in vigore il 1 luglio prossimo, è stata contestata per il fatto di interessare esclusivamente alcune bevande analcoliche, mentre altri prodotti alimentari contenenti gli stessi ingredienti non saranno soggetti alla tassa. Secondo il Tar del Lazio, questa differenziazione tra due categorie considerate omogenee - bevande e altri prodotti alimentari edulcorati - non trova giustificazione risultando quindi discriminatoria.
Ad ogni modo la Corte ha respinto l'eccezione di incostituzionalità, ritenendo che il carattere disincentivante della sugar tax sia ragionevole e giustificato. La Corte ha precisato che questa tassa rientra tra i tributi indiretti sulla produzione e il consumo di prodotti ritenuti dannosi per la salute, il cui uso eccessivo può generare un aumento delle spese pubbliche legate alla necessità di fornire cure tramite il Servizio Sanitario Nazionale.
A seguito della sentenza Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE, ha commentato: “Siamo davvero stupiti dalla pronuncia della Consulta, ma ancora di più dalle motivazioni che si basano su un razionale scientifico contestabile e, soprattutto, slegato dai consumi reali in Italia. Rimaniamo convinti che per affrontare patologie multifattoriali come sovrappeso, obesità e diabete occorrano approcci integrati – dichiara Pierini – una misura che colpisce un unico alimento non può pagare e non modifica comportamenti non equilibrati. I Paesi agiscono con approcci diversi e in molti casi la Sugar tax è stata introdotta per incentivare la riformulazione: noi l’abbiamo fatto senza bisogno di tasse – spiega Pierini – arrivando a tagliare del 41% lo zucchero immesso a scaffale, anche attraverso azioni volontarie e protocolli siglati con il Ministero della Salute, e applicando rigide autolimitazioni nella vendita verso i consumatori più fragili come i bambini. Lasciamo da parte cavilli giuridici in cui giudici affermano che lo zucchero sia da contrastare solo se presente nelle bibite – dichiara Pierini -. La scelta se tenere una nuova tassa, oggi inutile e dannosa per famiglie e imprese, è del Governo. Le imprese chiedono scelte basate su evidenze, numeri e buon senso”.
In merito al riferimento ai risultati ottenuti in Paesi dove la Sugar tax è stata applicata di cui si legge nella sentenza, ASSOBIBE riporta alcuni dati, evidenziando che si tratta di mercati molto diversi da quello italiano – siamo all’ultimo posto in UE per consumi pro capite (54 litri/annui)¹ – e che l’impatto dei soft drink sulla dieta degli italiani è infinitesimale: 1% adulti, 0,6% bambini².
Inoltre, l’efficacia della tassa sulla riduzione dell’incidenza di sovrappeso, obesità e diabete non è dimostrata: nell’area definita come Zona Europa, che comprende oltre 53 paesi, l’OMS registra che, al 2020, la Sugar tax era stata inserita in 10 sui 53 Stati, il 19% del totale area³, producendo una contrazione dei consumi solo nel breve periodo per poi tornare ai livelli pre tassa. In mercati con tasse sulle bevande analcoliche come Messico, Finlandia, Cile, Regno Unito, Francia e Irlanda i tassi di obesità sono in crescita⁴ , a dimostrazione che la tassa non si traduce in un miglioramento della dieta, tanto che alcuni Paesi hanno iniziato a eliminare la tassa sui soft drink (Danimarca: 2016; Norvegia: 2000; Islanda: 2000; Israele 2022; Australia 2018).
¹Fonte Global Data per Unesda
²Fonte: Min Salute Obiettivi condivisi per il miglioramento delle caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari con particolare attenzione alla popolazione infantile (3-12 anni, Monitoraggio 2017)
³Fonte: European Journal of Public Health, April 2022
⁴ European Childhood Obesity Surveillance Initiative dell’OMS (2018-2020)
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