L'Italia è il maggiore esportatore di pasta al mondo
Unione Italiana Food conferma il ruolo di leader dell'Italia nel comparto pasta. Nello specifico il 61% della produzione è destinata all'export
La produzione mondiale di pasta ha raggiunto quasi i 17 milioni di tonnellate, confermando l'Italia come il principale produttore a livello globale, con 3,6 milioni di tonnellate, superando Turchia e USA, e un fatturato che si avvicina ai 7 miliardi di euro.
Gli italiani sono i maggiori consumatori, con una media di circa 23 chili pro-capite all'anno e un consumo totale di 1,3 milioni di tonnellate. Inoltre, l'Italia è il principale esportatore di pasta nel mondo, con oltre il 61% della produzione nazionale destinata all'estero.
L'andamento positivo dell'export è confermato da un'elaborazione Unione Italiana Food su dati Istat per il periodo gennaio-dicembre 2023, con oltre 2,2 milioni di tonnellate esportate. Sebbene si sia registrata una leggera contrazione nei volumi (-3,7% rispetto al 2022), il valore delle esportazioni è aumentato del 3%, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro. Circa 1,5 milioni di tonnellate di pasta sono state esportate verso paesi dell'Unione Europea, mentre quasi 780.000 tonnellate sono state esportate verso paesi terzi.
L’export nei Paesi Ue occupa infatti il 64,8% del totale, poco meno rispetto al 65% registrato nel 2022, mentre il restante 35,2% riguarda i Paesi non UE, America, Asia, Africa, Oceania.
Germania (425.134 tonnellate), Regno Unito (278.043 tonnellate), Francia (264.269 tonnellate), Stati Uniti (247.088) e Giappone (67.233) si confermano i paesi più ricettivi.
Inoltre, la voglia di spaghetti&co prodotti nel Belpaese registra crescite tra il 5 e il 20% in Brasile, Israele, Finlandia, Slovenia, Albania, Marocco, Perù, Lussemburgo, Portogallo, tra il 20 e il 50% in Libano, Australia, Somalia, Georgia, Cuba, Egitto, Pakistan, Nepal, superiori al 50% in paesi asiatici come Mongolia, Pakistan e Sri Lanka. Buoni segnali rispetto ai consumi si registrano anche in alcuni paesi africani come Camerun, Ruanda, Mozambico e Nigeria, favoriti probabilmente da un piccolo incremento del turismo in queste zone.
Infine, sono quasi raddoppiati in venticinque anni i paesi dove si consuma più di 1 kg pro capite di pasta all’anno. In Italia il consumo pro capite è di 23 chilogrammi, contro i 17 kg della Tunisia, seconda in questa speciale classifica. Seguono Venezuela (15 kg), Grecia (12,2 kg), Perù (9,9 kg) Cile (9,6 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Turchia (8,7 kg), Iran (8,5 kg), Francia (8,3 kg) e Germania (7,9 kg).
“Oggi oltre il 60% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportato - spiega Margherita Mastromauro, Presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food - e se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo e ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani”.
La pasta si conferma un alimento sempre più sostenibile, versatile, nutrizionalmente bilanciato e accessibile. Anche il suo packaging permette un recupero al 100% dei materiali di imballaggio e si va verso nuovi metodi di cottura grazie anche al miglioramento dei processi produttivi. Ma sostenibilità significa anche dar vita a contratti di filiera che puntano su coltivazioni a basso impatto ambientale e buone pratiche agricole. Questo alimento ha una footprint estremamente bassa (l’impronta 1 m² globale per porzione) e a tavola è protagonista di tante ricette antispreco che valorizzano gli avanzi in piatti sostanziosi e prelibati.
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