Vino: vendite in calo, giacenze in cantina in aumento
L’Italia del vino continua a faticare, con un dato secco di calo delle vendite nella Distribuzione Moderna nel 2022 del 5,4% e una crescita delle giacenze in cantina nei primi due mesi del 2023 del 5,1%. Le ricerche di Circana (ex IRI) e di ICQRF restituiscono su due fronti distinti ma evidentemente complementari una fotografia di un comparto ancora in sofferenza.
L’Italia del vino nei primi mesi del 2023 continua a fare i conti con le tante criticità ereditate da un 2022 burrascoso. L’incremento dei costi delle materie prime, la crisi energetica e l’esplosione del fenomeno inflattivo hanno condizionato fortemente l’andamento dei consumi, come dimostra un’indagine condotta da Circana, la nuova società nata dalla fusione della Information Resources, Inc. (meglio nota come IRI) e il Gruppo NPD, di cui sono stati diffusi alcuni significativi dati in anteprima, in attesa della presentazione ufficiale prevista per il 3 aprile prossimo a Vinitaly.
Il dato che emerge dalla ricerca, a conferma di quanto già osservato nel corso degli ultimi mesi, è che il carrello della spesa degli italiani si è progressivamente alleggerito. Anche il vino è stato tra i prodotti penalizzati come bene voluttuario, subendo un taglio che per fortuna non è stato netto, ma che ha comunque portato ad una flessione globale dei volumi del -5,4%. In particolare ad essere ridimensionate le vendite dei vini rossi, che hanno registrato un -7%, e quelle degli spumanti con una performance in terreno negativo del -4,7%.
La contrazione dei volumi nell’ambito della Distribuzione Moderna non è l’unico trend ad emergere dalla ricerca condotta da Circana. L’osservazione dell’andamento delle vendite ha permesso di analizzare anche l’evoluzione delle preferenze dei consumatori.
Tra i vini più richiesti nel corso del 2022 in testa il Prosecco, con 46 milioni e 831mila litri, seguito dal Chianti con 17 milioni e 658mila litri e dal Lambrusco, con 16 milioni e 994mila litri.
Tra i vini emergenti, cioè quelli con il maggiore tasso di crescita nel 2022, al primo posto la Ribolla cresciuta del 12% rispetto al 2021, il Muller Thurgau con un + 10% e il Vermentino, con un + 9,9%.
Per quanto riguarda invece le preferenze sui formati e sul packaging al primo posto si conferma la classica bottiglia da 0,75 litri, con 348 milioni di unità vendute, seguita dal brick con 176mila confezioni acquistate.
A fare da contraltare rispetto a questa situazione dominata dal ridimensionamento del potere di acquisto dei consumatori e dalla conseguente propensione ad una spesa più morigerata è stato l’incremento delle giacenze in cantina nei primi due mesi del 2023, segnalato dall’ultimo rapporto dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF).
Sarebbero 63 i milioni di ettolitri di vino in giacenza, 7,0 milioni di ettolitri di mosti e 244 mila ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (VNAIF) e rispetto alla stessa data di riferimento per il 2022 si osserva un valore delle giacenze superiore per i vini (+5,1%), leggermente inferiore per i mosti (-3,9%), quasi invariata per i VNAIF (+0,8%).
Più della metà delle giacenze del vino detenuto (51,7%) è a Denominazione di Origine Protetta (DOP) con una quantità leggermente superiore per i vini bianchi (48,7%), il 27,2% a Indicazione Geografica Protetta (IGP) con prevalenza del rosso (58,3%), i vini varietali costituiscono appena l’1,2% del totale. Il 19,9% è rappresentato da altri vini.
Il 54,6% del vino è detenuto nelle regioni del Nord, prevalentemente nel Veneto, dove si raggiunge una quota del 23,9% soprattutto grazie al significativo contributo delle giacenze delle province di Treviso (10,3%) e Verona (8,1%).
Le giacenze di vini a Indicazione Geografica sono molto concentrate infatti 20 denominazioni su 526 contribuiscono al 59,1 del totale delle giacenze.
Le ricerche di Circana e di ICQRF restituiscono su due fronti distinti ma evidentemente complementari una fotografia di un comparto ancora in sofferenza, dove lo scenario resta inevitabilmente ancora incerto. Bisognerà attendere la seconda metà dell’anno per comprendere se la morsa inflattiva inizierà finalmente ad allentarsi favorendo un nuovo slancio per i consumi, e se sul fronte dei costi di produzione, altra nota dolente, le aziende vitivinicole potranno giovare di un auspicabile e atteso ridimensionamento.
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