Alla scoperta del Martinez: storia, ricetta e… censure

Fra i più antichi classici della mixology, il Martinez è “parente stretto” di Manhattan e Martini, ma a differenza di questi è stato “censurato” in libri e film

17 Ottobre 2025 - 16:30
Alla scoperta del Martinez: storia, ricetta e… censure
Photo Credit: Nicole Cavazzuti

BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL  - Classico fra i classici, il Martinez è un cocktail dal lignaggio tanto nobile che alcuni ne attribuiscono la paternità nientemeno che al “professor” Jerry Thomas, mentre dalla sua ricetta potrebbe essere derivato il “re dei cocktail” Martini. Vediamo allora storia, evoluzioni e curiosità su questo drink a base di gin, vermouth rosso e maraschino.

La storia e il nome

Sulle origini del Martinez, in realtà, sappiamo con certezza che è nato alla fine dell’Ottocento, probabilmente come variante del Manhattan con il gin in luogo del whiskey. Il nome deriva probabilmente da quello dell’omonima città californiana, dove sarebbe stato preparato per la prima volta: come accennato, si è ipotizzato che lo avesse inventato il grande Jerry Thomas, considerato il padre della moderna mixology, che soggiornò e lavorò diversi anni in California. Però Thomas non incluse la ricetta del Martinez nella prima edizione della sua “The bartender’s guide and bon vivant’s companion”, né nelle successive del 1864 e 1876, mentre nel 1884 il cocktail venne citato in “The modern bartender’s guide” di O.H. Byron, che lo descrisse come “uguale al Manhattan, basta solo sostituire il gin al whisky”. Lo stesso Jerry Thomas, nell’ultima riedizione della sua guida data alle stampe nel 1887, un paio di anni dopo la sua morte, menzionò per la prima volta il Martinez con una ricetta pressoché identica a quella del Manhattan. Distillato a parte, ovviamente, con la precisazione che il gin da utilizzare era l’Old Tom, tradizionale gin inglese popolare soprattutto fra 1700 e 1800; prevista inoltre la possibilità di usare il curaçao al posto del maraschino.

Dibattuta, ma fondata, è anche la teoria in base alla quale dal Martinez sarebbe derivato il Martini, il più nobile dei cocktail: un’ipotesi accreditata da molti storici, che spiegherebbe anche le affinità del nome fra i due drink. Non è tuttavia l’unica leggenda tramandatasi sulla nascita del Martini, una delle quali tira in ballo anche un bartender ligure, come abbiamo spiegato in un altro articolo della rubrica “Alla scoperta di…”.

Comunque sia, proprio la fama conquistata da Martini e Manhattan contribuì a relegare il Martinez per gran parte del Novecento nel ruolo di cocktail di nicchia, richiesto solo da un ristretto pubblico di appassionati. Fino agli anni ’90, quando la graduale riscoperta della miscelazione classica e le nuove ricerche condotte sulla storia del Martini ridiedero fama, tra gli altri, al nostro cocktail, ricollocandolo al posto che gli spetta nella storia della mixology. Come certifica la sua inclusione nel ricettario ufficiale dell’International Bartenders Association (IBA) a partire dalla revisione del 2020, nella categoria Unforgettables, con il London dry gin al posto dell’Old Tom oggi meno diffuso.

La ricetta IBA del Martinez

Tecnica: Stir

Bicchiere: coppetta a cocktail

Ingredienti:
45 ml London dry gin
45 ml vermouth rosso
1 bar spoon maraschino
2 dash orange bitter

Garnish: twist di limone

Preparazione: mescolare gli ingredienti nel mixing glass e servire nella coppetta ghiacciata, completando con una sprizzata di twist di limone prima di inserirlo nel drink come guarnitura.

Qui sotto il video tutorial del bartender Mario Calderone del Duddell's, ristorante e cocktail bar una stella Michelin a Hong Kong.

Le varianti

Data la sua storicità, il Martinez ha ispirato negli anni tantissimi bartender nella creazione di varianti più o meno originali, una delle quali – lo abbiamo visto – potrebbe essere il Martini. IBA, fra gli altri tips del suo ultimo ricettario ufficiale, suggerisce di sperimentare diverse tipologie di gin, compreso il jenever (storico distillato olandese di orzo o frumento considerato uno degli antenati del gin), oppure di aggiungere al cocktail un top up di Champagne o ancora di lasciar riposare il drink per circa un mese in una bottiglia di legno, dalla quale servirlo poi direttamente al cliente.

Un ottimo twist del Martinez scoperto nei giorni scorsi da Nicole Cavazzuti a Hong Kong, nei giorni della serata finale dei World's 50 Best Bars, è il Coronation N°1 del DarkSide Bar, all’interno del prestigioso Rosewood Hotel: 45 ml di Tio Pepe, 22,5 ml di vermouth dry, 22,5 ml di vermouth bianco, 2 bar spoon di maraschino, 2 dash di orange bitter e un’oliva per garnish.

Apprezzato è anche il Cynartown che, come facilmente intuibile dal nome, prevede l’impiego di 15 ml di Cynar oltre che di 22,5 ml di vermouth rosso e 60 ml di London dry gin, con una ciliegia al maraschino a completare il tutto.

Il Martinez (grande assente) al cinema e in letteratura

Come abbiamo sempre riportato in “Alla scoperta di…”, praticamente tutti i grandi classici della mixology hanno avuto almeno una citazione, una parte nella trama di film e/o romanzi di una certa fama, fino ad assurgere al ruolo di veri e propri co-protagonisti. Invece per il Martinez non siamo riusciti a trovare nemmeno un vago riferimento che ci portasse al cinema o a un libro, escluse ovviamente le tante guide di bartender che lo hanno menzionato da 160 anni a questa parte.

Una “censura” che si spiega probabilmente con la scarsa popolarità di cui questo cocktail ha goduto per lunghi anni nel secolo scorso, proprio mentre un suo “parente stretto” come il Martini diventava una vera star accanto a James Bond nei libri e nei film di 007. Qualcuno rimedierà in futuro?

Compila il mio modulo online.