Alla scoperta del Whiskey Sour: storia, ricetta e varianti ataviche
Protagonista già nella “preistoria” dei cocktail, il Whiskey Sour è un classico intramontabile, ancora oggi fra i drink più famosi al mondo
BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL - Il Whiskey Sour è uno dei cocktail più antichi e più conosciuti in assoluto: “un classico che non è mai stato di moda e quindi non è mai passato di moda”, come lo definisce Difford’s Guide. Ecco allora la storia, la ricetta e le varianti di questo drink intramontabile, sempre perfetto in ogni situazione, sia d’estate sia in inverno.
La storia e il nome
In origine, quando ancora la parola “cocktail” non esisteva, dire “drink miscelato” corrispondeva in sostanza a dire Punch, un mix di distillato, acqua, limone e zucchero: ebbene, i cocktail Sour, diffusisi attorno al 1860 (Jerry Thomas li menziona nel suo celebre “The Bartender’s Guide” del 1862), sono sostanzialmente derivati dai punch, ma in scala ridotta.
E il Whiskey Sour, data la popolarità di questo distillato negli Stati Uniti, non poteva che essere il “re dei Sour”: la prima menzione di questo cocktail di cui abbiamo notizia risale al 1869, nel mensile californiano The Overland Monthly – vol. 2, e nello stesso periodo iniziano a farsi conoscere anche alcune varianti storiche del drink.
La ricetta del Whiskey Sour compare quindi in molti ricettari ottocenteschi, ma se gli ingredienti sono sempre whiskey (con la “e”, come da prassi negli Usa e in Irlanda), limone e zucchero, le proporzioni possono variare, con più o meno zucchero a seconda della predilezione (o meno) del bartender per i drink più dolci e morbidi, magari aggiungendo – come suggeriva il grande Harry Johnson – una spruzzata di selz per favorire lo scioglimento dello zucchero.
Un tocco di albume in più
Già a fine Ottocento la popolarità del Whiskey Sour si era estesa all’Europa e proprio qui, per la precisione a Londra, nel 1922 Robert Vermiere, belga trapiantato nel Regno Unito, nel suo “Cocktails. How to mix them” pubblica per la prima volta la ricetta con l’aggiunta di albume, ottenendo così un cocktail dalla texture più vellutata e cremosa. Da allora, il bianco d’uovo è un optional comunemente indicato e accettato in tutti i Sour.
Nonostante la sua storicità, il Whiskey Sour è entrato a far parte della lista ufficiale dei cocktail dell’International Bartenders Association (IBA) solo con la terza codifica, nel 1993, forse a causa di un certo calo di popolarità negli anni precedenti, ma da allora non ne è mai uscito: oggi è a pieno diritto incluso nella categoria Unforgettables.
La ricetta IBA del Whiskey Sour
Tecnica: Shake and Strain
Bicchiere: Old Fashioned se servito on the rocks, altrimenti Cobbler (ma è comunemente utilizzata anche la coppetta a cocktail)
Ingredienti:
45 ml bourbon whiskey
25 ml succo di limone fresco
20 ml sciroppo di zucchero
20 ml albume d’uovo (facoltativo)
Garnish: ciliegia al maraschino oppure scorza d’arancia
Preparazione: nello shaker con ghiaccio, se si usa l’albume scuotere un po’ di più gli ingredienti per favorire la formazione della schiuma.
Le varianti
La più famosa variante del Whiskey Sour è il New York Sour, al punto da essersi guadagnata anch’essa un posto nella lista ufficiale IBA, dal 2020, fra i New Era Drinks. Nata fra il 1870 e il 1880 (forse) a Chicago, si tratta sostanzialmente di un Whiskey Sour con l’aggiunta di un float di vino rosso. Conosciuta inizialmente come Claret Snap, Continental Sour o Southern Whiskey Sour, diventò poi New York Sour probabilmente per la popolarità conquistata nella Grande Mela. L’attuale ricetta ufficiale IBA prevede 60 ml di rye whiskey o bourbon, 22,5 di ml di sciroppo di zucchero, 30 ml di succo fresco di limone, gocce di albume pastorizzato e 15 ml di vino rosso; preparato prima con un dry shake e poi con una shakerata con ghiaccio, si serve in un bicchiere Old Fashioned pieno di ghiaccio e si guarnisce con una scorza o fettina d’arancia e una ciliegina.
In passato la versione con l’albume era a volte chiamata Boston Sour, mentre se si utilizza uno scotch whisky al posto del bourbon allora si parla di Scotch Sour. Va da sé che, cambiando il distillato, si realizzeranno Gin Sour, Vodka Sour, Pisco Sour ma anche Daiquiri (con rum), Kamikaze (con vodka e Cointreau), Margarita (con tequila e triple sec)… Insomma, tutti i cocktail della famiglia dei Sour.
Il Whiskey Sour al cinema
Sul grande schermo, il Whiskey Sour è comparso nel 1972, bevuto dal protagonista Jack Lemmon nel film “Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?” (o più semplicemente “Avanti!” nella versione inglese), una commedia sentimentale diretta da Billy Wilder, interamente ambientata e girata in Italia e coprodotta fra Italia e Usa.
Ma già nel 1955 il cocktail era stato citato in “Quando la moglie è in vacanza”, nel momento in cui Tom Ewell dice a Marilyn Monroe: “Signorina Morris, sono perfettamente in grado di prepararmi la colazione da solo. Infatti, questa mattina ho mangiato un panino al burro di arachidi e due Whiskey Sour”.
Più recentemente, nel 2022, il Whiskey Sour ha dato il titolo a una produzione indipendente diretta da Christopher Selby, un dramma in cui il nostro cocktail è protagonista indiscusso già sulla locandina. Se volete vederlo gratuitamente in streaming (in inglese), cliccate qui.

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