Export Made in Italy in Giappone: +51% in 10 anni

Con una popolazione doppia e un Pil pro-capite superiore del 10% a quello italiano, il Giappone rappresenta un mercato di estremo interesse per il nostro export di Food & Beverage. Sebbene degli oltre 57 miliardi di euro di beni agroalimentari importati nel 2018 dal paese del sol levante solamente l’1,5% era di provenienza italiana, nel corso dell’ultimo decennio il valore degli acquisti dal nostro paese è passato da 537 a 865 milioni di euro, denotando una crescita superiore al +50%.
Ed anche i primi dati relativi al 2019 evidenziano un ulteriore crescita. Nel primo quadrimestre di quest’anno, le importazioni di prodotti agroalimentari italiani in Giappone sono cresciute di quasi il 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, rispetto ad una media di mercato che ha visto aumentare l’import totale di food & beverage di circa il 9%.
Un trend favorevole che dovrebbe trovare ulteriore spinta dall’accordo di libero scambio entrato in vigore dal 1 febbraio scorso tra i paesi dell’Unione Europea e il Giappone e che porterà, da subito per circa il 90% delle importazioni Ue che gradualmente per il resto dei prodotti, all’azzeramento dei dazi (e delle altre barriere non tariffarie) vigenti sui prodotti agroalimentari europei. Dazi che per alcuni prodotti bandiera del Made in Italy come il vino, la pasta e i formaggi vanno dal 15% al 40%.
“Sebbene il Giappone pesi solo per il 2% sull’export agroalimentare italiano, la rilevanza di questo mercato è molto più strategica per alcuni prodotti, sia oggi che in prospettiva. Basti pensare all’olio d’oliva, dove il paese del Sol Levante incide per il 7% sull’export di questo prodotto del Made in Italy e arriva al 17% nel caso degli olii esportati dal Sud Italia” dichiara Denis Pantini, Responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma.
Tra tutti i mercati di destinazione dell’olio extravergine di oliva italiano, il Giappone assieme alla Svizzera rappresentano i paesi con il prezzo medio all’export più alto (rispettivamente 5,6 e 6 euro/kg) contro una media mondo pari a 5 euro/kg.
Ma anche per quanto riguarda i formaggi, l’Italia presenta il posizionamento di prezzo più alto su questo mercato rispetto a tutti i diretti competitor (7,64 €/kg di prezzo medio all’import contro 3,62 euro dell’Australia o 3,97€ degli Usa). “Il posizionamento di prezzo più elevato dei nostri prodotti riflette una composizione del paniere esportato di più alta qualità che a sua volta discende da una maggior attenzione del consumatore giapponese verso il Made in Italy”, sottolinea Pantini.
Non è infatti un caso se tra il 2013 e il 2018 l’export di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in questo mercato è cresciuto a valore del 113%, quello di Gorgonzola del 109%.
IV Forum Agrifood Monitor
Sono questi alcuni dei temi approfonditi durante il IV Forum Agrifood Monitor organizzato da Nomisma e Crif, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell’ambasciatore Umberto Vattani, presidente della Fondazione Italia-Giappone, di Paolo De Castro, europarlamentare, Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, Daniele Salvagno, presidente di Redoro Frantoi Veneti, Gian Paolo Gavioli, direttore commerciale Caviro nonché di Koji Misawa, direttore commerciale di Elisir co. Ltd e Miciyo Yamada, giornalista ed esperta di consumi alimentari nel mercato giapponese.Olio d'oliva e formaggi italiani in Giappone

