L'aumento dei generi alimentari è un grave peso per la ristorazione collettiva
Da ANIR Confindustria un allarme per la Ristorazione Collettiva che nel biennio 2022-23 ha dovuto far fronte ad un aumento dei generi alimentari del 18,6%
Il 2024 si profila con una tendenza preoccupante: sebbene l'inflazione mostri segni di rallentamento, i costi dei prodotti alimentari continuano a salire. Secondo gli ultimi dati ISTAT, l'inflazione annuale è scesa al 5,7% rispetto all'8,1% del 2022, ma ciò nonostante, i prezzi dei beni alimentari, specialmente quelli non lavorati, hanno registrato un incremento del 9,8% nel corso del 2023, superando l'8,8% dell'anno precedente. Questa crescente pressione sui prezzi è ulteriormente aggravata dai costi di produzione industriale in aumento.
Questa situazione sta pesantemente colpendo il settore della ristorazione collettiva, un pilastro economico che fornisce milioni di pasti all'anno e genera un fatturato di circa 6 miliardi di euro, dando lavoro a centinaia di migliaia di persone. Tuttavia, sembra esserci un silenzio assordante da parte delle istituzioni e delle autorità competenti, che sembrano ignorare le sfide e le difficoltà che il settore sta affrontando. È fondamentale che si prenda coscienza di questa situazione critica e si agisca prontamente per garantire la sostenibilità e la prosperità di un comparto così vitale per l'economia e la società.
«Il nostro settore e le nostre aziende» afferma Massimo Piacenti, Presidente di ANIR Confindustria, «hanno dovuto affrontare, nel biennio 2022-2023, un aumento dei prezzi vertiginoso: parliamo del 18,6%. E non solo: abbiamo dovuto far fonte a questa escalation dei prodotti alimentari, con le sole nostre forze, perché il Codice degli Appalti non permette l’adeguamento dei prezzi ai maggiori costi e nessuna misura economica di sostegno è stata adottata per far fronte alle spese già sostenute. Oltre a far fronte alla crisi, diventa fondamentale l’intervento perché si continui a offrire un servizio fondamentale di pubblica utilità, universale come quello delle mense, ad esempio negli ospedali e nelle scuole.
Abbiamo davanti un nuovo anno che rischia di certificare una profonda crisi strutturale del nostro comparto, mi sembra evidente che questa situazione non possa essere confinata all’interno delle dinamiche di rinnovo per il Contratto nazionale, (CCNL turismo e pubblici esercizi che riguarda circa 600.000 lavoratori) per cui faremo fino in fondo la nostra parte. Durante questo 2024, diventa vitale per tutto il nostro settore cambiare la rotta di una situazione che è diventata insostenibile: modificare il Codice Appalti affinché riconosca automaticamente gli adeguamenti dei prezzi, stabilire un intervento economico per sostenere le imprese che hanno fatto fronte all’aumento incontrollato dei prezzi dei beni alimentari con fondi propri, affrontare la contrattazione nazionale della ristorazione collettiva in ottica di crescita, di sviluppo del settore, di maggiore valorizzazione delle risorse umane e non di mera conservazione e cristallizzazione delle parti, motivi per cui chiediamo di istituire un Tavolo nazionale della ristorazione collettiva, a cui far partecipare tutta la filiera, in cui poter affrontare tutte le questioni del settore tra Istituzioni, imprese, parti sociali e stakeholder».
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