Vini dealcolati, Uiv sollecita il Governo: decreto fiscale fermo da due mesi, le aziende aspettano
Il decreto sui dealcolati è fermo da due mesi alla Ragioneria. Uiv scrive ai ministeri: le aziende hanno investito, serve parità con l'UE
ENTI E CONSORZI - Unione italiana vini (Uiv) ha inviato lo scorso 18 dicembre una lettera ai ministeri dell'Agricoltura e dell'Economia per sollecitare una rapida chiusura del dossier dealcolati. Al centro della richiesta c'è l'adozione del decreto interministeriale Mef-Masaf che deve dare attuazione alla disciplina fiscale, fermo da oltre due mesi presso la Ragioneria di Stato.
Come evidenziato dall'organizzazione, numerose imprese vitivinicole italiane hanno già intrapreso investimenti significativi sul piano infrastrutturale, acquistando e installando impianti per la dealcolazione. Non solo: le società del comparto hanno investito anche in formazione del personale e nel posizionamento dei prodotti sul mercato.
"Da tempo chiediamo al Governo di poter operare in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei", ha dichiarato Paolo Castelletti, segretario generale di Uiv. I competitor europei, ha ricordato, beneficiano ormai da quattro anni del vantaggio introdotto dal Regolamento (UE) pubblicato nel dicembre 2021. "Le nostre imprese sono pronte da tempo, molte di esse hanno già effettuato investimenti ma di fatto oggi dealcolare in Italia è ancora vietato, per questo chiediamo di dare seguito urgente all'approvazione del decreto-legge fiscale" (Decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante "Disposizioni urgenti in materia fiscale").
Un mercato in espansione nonostante le difficoltà globali del vino
Secondo quanto emerge dall'Osservatorio di Unione italiana vini, il settore Nolo (no e low alcohol) rappresenta uno dei pochi comparti in crescita in un contesto mondiale di forte difficoltà per il vino. I numeri parlano chiaro: l'attuale mercato globale della categoria Nolo – che include anche i dealcolati – vale 2,4 miliardi di dollari ed è destinato a raggiungere i 3,3 miliardi di dollari entro il 2028.
Si tratta di una nicchia di mercato stimata con un tasso di crescita annuale composto (Cagr 2028/24) dell'8% a valore e del 7% a volume. Quest'anno, nei dettagli, solo gli alcohol-free registrano una dinamica particolarmente positiva.
Secondo le elaborazioni Uiv su base NielsenIQ, sul circuito retail di USA, UK e Germania i vini a zero gradi, pur rappresentando ancora una quota minoritaria, sono protagonisti di una crescita esponenziale. Nei primi nove mesi dell'anno, i volumi sul mercato tedesco hanno segnato un +46%, con share del 5% sul totale No-Lo. Sul mercato britannico si registra un +20% (23% sul totale), mentre sulla piazza statunitense l'incremento è del +18%, con quota del 17% sul totale della categoria a basso grado.
Gli alcohol-free italiani (prodotti all'estero) performano bene in UK, con +6% volume e +10% valore, e in USA, dove si rileva un +17% lato volume e +24% sulla colonna valore. Fa eccezione il mercato tedesco, dove si è in controtendenza rispetto al mercato generale (-23%).
Per quanto riguarda le quote di mercato, l'Italia rappresenta il 6% del totale vendite vini a zero gradi negli Stati Uniti. La quota sale all'11% sulla piazza tedesca e raggiunge il 24% su quella britannica.
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