Fine Wines: tra contrazione e speranze di rilancio. Uno sguardo al presente e alle crisi del passato

Il mercato dei vini pregiati rallenta tra prezzi in calo e timidi segnali di ripresa. Stati Uniti e Asia decisivi per il futuro. Si rafforzano i vini emergenti

10 Sett 2025 - 14:43
Fine Wines: tra contrazione e speranze di rilancio. Uno sguardo al presente e alle crisi del passato

VINI E DINTORNI - Il mercato dei fine wines sta vivendo un momento complesso che riflette un equilibrio fragile tra segnali di ripresa e persistenti difficoltà. I dati di luglio appena diffusi parlano chiaro, quasi tutti gli indici Liv-ex hanno registrato un calo ad eccezione dell’Italia 100 che si è mantenuto stabile. Il Bordeaux 500 ha segnato un arretramento dell’1,1%, più contenute le perdite di Borgogna e Champagne (-0,2%).

Eppure, dietro questa immagine di debolezza emergono dinamiche più sfaccettate con le operazioni di scambio cresciute di oltre il 10% rispetto a giugno, e i volumi che hanno registrato un aumento del 6,7%. 

Ciò che è sceso è stato il valore complessivo (-2,4%), segno che si compra e si vende di più, ma a prezzi inferiori. A rafforzare questa impressione è il dato sui vini “minori” rispetto ai grandi classici: la loro quota ha raggiunto il 13,8% del mercato, il livello più alto dal 2020

Sul fronte internazionale, gli acquirenti statunitensi, penalizzati negli anni dai dazi, si riaffacciano sul mercato con prudenza con la loro presenza che è salita al 15,5% degli scambi, in crescita rispetto a giugno, ma ancora lontana dai livelli pre-dazi. 

Si conferma quindi un mercato dominato dalla domanda, sostenuta dai prezzi in discesa e dal maggiore potere contrattuale, mentre l’offerta ha stimolato il 45% delle transazioni degli ultimi tre mesi, un record storico.

L’indice Liv-ex Fine Wine 100 fotografa con chiarezza la situazione: –4,9% da inizio anno, –26,6% dal massimo del settembre 2022. Dopo aver scavalcato il picco del 2018, il prossimo livello di riferimento è il minimo del 2020. 

Anche il paragone con la Borsa è significativo, mentre gli indici azionari hanno toccato nuovi record, i vini pregiati hanno continuato a scendere. Eppure, proprio qui potrebbe esserci l’opportunità, se una parte dei guadagni azionari venisse spostata sul vino, la domanda potrebbe ricevere una spinta improvvisa. 

Il confronto con le crisi precedenti

L’attuale fase richiama da vicino altre recessioni del passato. Il confronto più diretto è con il 2011, quando il mercato crollò per il ritiro improvviso della domanda cinese, aggravato da prezzi iniziali troppo ambiziosi. Oggi la dinamica è simile, i prezzi elevati hanno incontrato un mercato debole, con gli Stati Uniti che, come la Cina allora, hanno ridotto drasticamente gli acquisti.

Un ulteriore richiamo è al 2008, anno della crisi finanziaria globale. Allora il settore subì un crollo repentino, con il rapporto bid/offer sceso a 0,1, minimo storico che segnalava uno squilibrio estremo tra domanda e offerta. Oggi lo stesso indicatore si attesta a 0,15, più alto, ma abbastanza vicino da far temere condizioni analoghe. La differenza sostanziale è che oggi la discesa appare più graduale, con alcuni segmenti, come certi Bordeaux o Borgogna, che stanno già raggiungendo livelli di prezzo interessanti per un rientro degli investitori.

Le prospettive: attese e opportunità

Nonostante le difficoltà, ci sono motivi per un cauto ottimismo. Da un lato, il calo dei tassi d’interesse e la liquidità generata dai mercati azionari potrebbero riversarsi anche sul comparto dei vini pregiati. Dall’altro, la storia insegna che ogni fase di contrazione ha preparato il terreno per una nuova ripartenza, a prezzi più bassi i collezionisti tornano e nuovi compratori si affacciano.

Molto dipenderà dal ritorno con decisione degli Stati Uniti e dall’eventuale risveglio del mercato asiatico, dove Hong Kong e Singapore mostrano i primi segnali di vitalità. Se queste due aree torneranno a sostenere la domanda, la ripresa potrebbe rivelarsi più rapida del previsto.

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