Ristorazione: in Abruzzo si ricorre al Tar per riaprire in zona gialla e arancione
La ristorazione subisce gravi perdite a san Valentino, fra i ritardi dell'ordinanza e le chiusure: in Abruzzo si ricorre al Tar per proporre modifiche e riaperture.
"Siamo a un confronto dovuto con le istituzioni e la politica dopo quasi un anno dalle prime chiusure - ha detto Valerio Di Mattia, presidente Ristoratori Aria Food - Credo sia arrivato il momento di sedersi per riflettere. Presentiamo i nostri suggerimenti per superare una crisi troppo dura da sostenere".
- Apertura dei locali in zona gialla fino alle 23.30;
- apertura per mezza giornata dei locali in zona arancione, scegliendo se a pranzo o a cena;
- far ripartire il baqueting con maggiori controlli;
- defiscalizzare il lavoro per favorire le attività e scoraggiare i licenziamenti.
Ristoranti - Filiera Italia “San Valentino nero, ora si riapra a cena nelle zone gialle”
Non è solo l'associazione abruzzese a chiedere di venire maggiormente incontro ai ristoratori nelle aree gialle. Dopo una perdita stimata di 230 milioni di euro con le chiusure del 14 febbraio nelle tante regioni che domenica erano in zona arancione, Filiera Italia esprime il malcontento dell'intero settore food attraverso le parole di Luigi Scordamaglia, “è giunto il momento che i ristoranti riaprano anche a cena in zona gialla”.
“Si rispetti il coprifuoco e tutte le altre regole, anche quelle aggiuntive tra cui prenotazioni e tracciamento, e si puniscano i furbetti – prosegue Scordamaglia - gli strumenti per verificare l'adesione alle norme esistono, ora non si uccida la ristorazione”.
“Urgente e necessario che il nuovo Governo dia seguito a quanto già espresso dal Comitato tecnico scientifico - dice ancora il consigliere - avendo anche il coraggio di distinguere fra bar, dove non è possibile regolare soprattutto oltre una certa ora in maniera certa gli assembramenti di persone, e ristoranti con solo servizio al tavolo e prenotazione che rispettano distanziamento e tutte le misure di sicurezza”.
“Non basta il delivery e l'apertura a pranzo, in media un ristorante guadagna l’80% del suo fatturato a cena - prosegue il consigliere delegato- senza contare l'effetto domino sulle filiere di eccellenza del Made in Italy, vini, formaggi, salumi pregiati che perdono il loro primo canale di valorizzazione, un danno senza precedenti”. E conclude Scordamaglia “L’emorragia della ristorazione deve essere fermata, le perdite sono ormai fuori controllo con effetti devastanti sul settore agroalimentare”. Si parla, infatti, di un buco di 30 miliardi di euro nel 2020 per il settore rappresentato da Filiera Italia.






